Il nuovo terminal HHLA PLT ITALY del porto di Trieste sarà hub meridionale

Dopo la firma del contratto tra le parti lo scorso 28 settembre, in poco più di tre mesi con l’ultimo adempimento notarile a Trieste, si è compiuto l’iter di acquisizione del 50,01% della Piattaforma Logistica Trieste (PLT) da parte del gruppo tedesco HHLA (Hamburger Hafen und Logistik AG). Dal 7 gennaio il terminal multipurpose PLT è diventato ufficialmente Hhla Plt Italy, partecipato anche dalla Casa di Spedizione Francesco Parisi per il 28%, da Icop, azienda udinese specializzata in costruzioni e opere di ingegneria per circa il 22% e dall’Interporto di Bologna per la piccola parte restante. Con l’inizio dell’operatività del terminal, previsto entro il prossimo febbraio, si rafforza ulteriormente il posizionamento internazionale del porto di Trieste, quale porta logistica multifunzionale più settentrionale dell’Adriatico e, nel contempo, porto continentale più a sud dell’Europa Centrale e Orientale, con un mercato in forte crescita.

Come sottolineato da Angela Titzrath, Ad del gruppo pubblico controllato dalla città-stato di Amburgo, è in atto un lavoro intenso di integrazione del terminal giuliano con il gruppo Hhla, che si trasformerà nell’hub meridionale della rete portuale e intermodale del gruppo amburghese.

Tra gli artefici di questa importante operazione Francesco Parisi, Amministratore delegato della Casa di Spedizione triestina omonima, di proprietà della sua famiglia da otto generazioni; oggi moderna impresa internazionale di oltre 210 anni di storia e consolidata reputazione, specializzata nei traffici commerciali da e verso l’Europa Centrale e con sedi e corrispondenti in tutto il mondo. In un comunicato congiunto con HHLA, Parisi ha sottolineato “l’entusiasmante prospettiva di crescita” che scaturisce dal perfezionamento dell’investimento di HHLA, che incentiva un intenso lavoro comune, “per fare di questo progetto una storia di successo”.

Il terminal multipurpose Hhla Plt Italy, esteso 27 ettari, è situato all’interno della zona franca di Trieste, ed è dotato di un proprio raccordo ferroviario che lo connette direttamente alla rete nazionale ed internazionale. L’infrastruttura sarà anche un ulteriore trampolino di lancio per la filiale ferroviaria HHLA Metrans, che già opera nel porto giuliano per i collegamenti alla sua rete europea intermodale. 

La parte nord del terminal è dedicata alla logistica del general cargo, mentre quella a sud con affaccio in acque profonde è in parte in fase di costruzione, occupando una porzione del molo VIII destinato al nuovo terminal container, per la movimentazione del traffico roro con una rampa di 35 metri di larghezza che consente la gestione delle navi di nuova generazione. 

Attualmente HHLA ha circa 6.300 dipendenti e fornisce oltre 50 differenti tipologie di servizio, che vanno dallo stevedoring (sbarco/imbarco merci) all’intermodale, all’informatica, alla immobiliare, ai droni. La sua forte propensione alla digitalizzazione potrà contribuire alla realizzazione degli obiettivi strategici della AdSP del Mar Adriatico Orientale guidata da Zeno D’Agostino, individuati nello sviluppo della digitalizzazione e delle reti energetiche e informatiche nei porti di Trieste e Monfalcone.

HHLA è anche partner dell’accordo di programma per la riconversione della Ferriera di Servola di Trieste, che prevede di trasformare l’area in un moderno terminal portuale a forte vocazione ferroviaria.

L’intermodalità mare-ferro negli ultimi anni è diventata una specializzazione di livello europeo del porto giuliano, e i collegamenti con il resto dell’Europa sono in continua evoluzione e crescita. Solo poche settimane fa, Mercitalia Rail del gruppo FS Italiane, ha inaugurato, in collaborazione con Alpe Adria Spa, un nuovo servizio merci Trieste-Norimberga, in proseguimento terrestre della importante rotta marittima Short Sea Shipping Turchia-Germania, servita dal gruppo armatoriale danese DFDS che gestisce anche il terminal giuliano del molo V. Una volta a regime il nuovo servizio ferroviario consentirà di spostare su ferro circa 6.500 camion all’anno.

Giovanna Visco

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