I passi intermodali di Trieste

Il 2021 è l’anno europeo delle ferrovie; il porto di Trieste che movimenta su treno più della metà dei suoi consistenti volumi, vi occupa un posto speciale, insieme alla AdSP Mar Adriatico Orientale (MAO), che è l’unica Autorità di Sistema Portuale italiana ad essere dotata di una direzione ferroviaria.

Il sunto dei dati del porto di Trieste nei primi 10 mesi 2020, malgrado la drammatica sciagura mondiale della pandemia Covid-19,  mostra una movimentazione merci complessiva di 45 milioni di tonnellate, in calo del 12% rispetto allo stesso periodo 2019, per la riduzione dei volumi delle rinfuse liquide e secche causata dalla recessione pandemica e dalla chiusura definitiva dell’impianto siderurgico della Ferriera, che ha inciso anche sul numero dei treni lavorati, flesso del 20%. Il traffico roro, invece, è aumentato del 3% (195.000 unità totali), mentre quello container si attesta a 638.000 teu, con una flessione sull’intero periodo del 2% per il fermo internazionale nei primi mesi della pandemia, che tuttavia non si conferma  nel periodo di ripresa dei traffici luglio-ottobre, che mostra un incremento di 1% e in ottobre del 2%. Nonostante la crisi internazionale, i treni lavorati sono stati ben 6.680. Questi risultati rafforzano la politica portuale perseguita dalla AdSP MAO guidata da Zeno D’Agostino, che con costanza e lungimiranza, ha costruito un hard logistico intermodale alimentato da una intelligente capacità di dialogare e relazionarsi con l’Europa e il Mediterraneo, che resiste alle burrasche pandemiche.

La governance portuale iso-giuliana ha saputo muoversi in contesti internazionali mutevoli e fortemente concorrenziali, caratterizzati dagli effetti ancora in corso della caduta del muro che ha sdoganato la parte balcanica ed orientale dell’Europa sul finire del ‘900, l’espansione dell’Unione Europea a 27 membri, lo sviluppo di nuovi mercati interni, la globalizzazione e le tensioni geopolitiche. Mantenendo l’orizzonte puntato sull’intermodalità mare-ferro, ha restituito in chiave moderna al porto di Trieste la vocazione internazionale di antica memoria, e valorizzato il sistema portuale Trieste-Monfalcone, procurando un ritorno vantaggioso agli interessi economici e sociali regionali e nazionali.  

Il ruolo e la dignità internazionali conquistate dal porto di Trieste ha trovato riconoscimento anche nel Recovery Plan, che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza predisposto dal Governo ed approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 13 gennaio, assegna  388 milioni  al porto per il progetto Adriagateway, che potenzia anche l’infrastruttura ferroviaria dei retroporti.

Un progetto che guarda lontano, incluso quel processo di reshoring (riavvicinamento delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato la produzione) in cui ferrovie, punti franchi e porti saranno strategici per attirare investimenti produttivi. D’altra parte, i punti franchi sono il perno del sistema portuale giuliano-isontino, che valorizzano pianificazioni e programmazioni della Autorità portuale, già forti di alcuni pre-requisiti imprescindibili, quali posizione geografica, infrastrutturazione ferroviaria collegata alla rete europea, profondità dei fondali.

Lungo tutto il 2020, il porto ha continuato ad investire risorse per il potenziamento delle sue molte diramazioni ferroviarie.  Dopo il rinnovamento e la riattivazione della linea asburgica della Transalpina, Trieste Campo Marzio-Villa Opicina, operata da Adriafer per dare più ampio respiro al traffico su ferro dello scalo giuliano, a luglio 2020 si è ufficializzato il collegamento ferroviario diretto dal porto di Trieste all’Interporto di Padova per il mercato industriale del Nordest. Nato dalla collaborazione operativa tra Alpe Adria e Mercitalia Rail, il servizio ha sottratto alla strada migliaia di camion, strutturando un sistema green intermodale affidabile ed efficiente. Poi, l’inaugurazione dell’importante servizio ferroviario Norimberga-porto di Trieste, nato dalla cooperazione del leader danese del trasporto marittimo roro DFDS, che detiene il 60% del terminal triestino Samer Seaports del Molo V, Alpe Adria, il facilitatore per lo sviluppo dei servizi intermodali del sistema logistico giuliano, Mercitalia Rail e Tx per la parte ferroviaria, e il gruppo lussemburghese Bayernhafen GmbH&Co, che a Norimberga ha uno dei centri logistici intermodali più  importanti d’Europa. Attraverso la relazione ferroviaria il porto è riuscito a rispondere alle due esigenze industriali del Nord e del Sud della Baviera, combinando il traffico oceanico di puro container prodotto da Monaco, con quello di corto raggio RoRo, proveniente dalla Turchia e dalla Grecia, prodotto da Norimberga. Una sinergia tra tipologie di traffico tradizionalmente distanti tra loro, che attraverso il trasporto ferroviario, ha messo insieme il Molo V e il Molo VII del porto giuliano, realizzando una massa critica che sostanzia l’interconnessione con la Baviera.

A completare il quadro intermodale, l’ingresso di Duisport, il più grande hub europeo di entroterra e il più grande porto interno del mondo sulla confluenza del Reno e del Ruhr, nella compagine societaria  dell’Interporto Trieste, con una quota del 15%.  Negli ultimi giorni di dicembre, invece, il passaggio notarile dell’acquisto definitivo da parte della società pubblica ungherese Adria Port dell’area ex raffineria Aquila,  32 ettari di estensione e 300 metri di affaccio marittimo nel porto. Si è così riusciti a valorizzare un’area che diversamente non  avrebbe avuto prospettive, che sarà trasformata, con investimento complessivo di 100 milioni di euro, in terminal multi-purpose per il traffico commerciale ungherese. In questi giorni Adriaport ha avviato la procedura di acquisizione dell’area del patrimonio regionale, a cui seguiranno, una volta completato l’iter, i lavori di messa in sicurezza ambientale di tutta l’estensione.

L’anno nuovo, il 2021, si è aperto  con la nascita  di Hhla PLT Italy, che sarà il nuovo terminal hub meridionale del gruppo pubblico controllato dalla città-stato di Amburgo HHLA, aprendo ulteriori possibilità alle imprese italiane e creando nuova occupazione, di cui sono in corso le selezioni.  

Da pochi giorni, invece,  la firma di un Protocollo tra Autorità portuale, Confindustria Alto Adriatico  e Interporto Pordenone, per l’implementazione di un servizio ferroviario per l’approvvigionamento industriale delle imprese manifatturiere localizzate alla Destra del fiume Tagliamento e in Veneto orientale, orbitanti sull’Interporto di Pordenone. Un’operazione che potenzialmente sgraverà la strada che separa il porto dall’interporto lunga 120 km, di molti mezzi pesanti. Il Presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, ha sottolineato che l’arrivo di Amburgo e i risultati di questi anni della Autorità Portuale internazionalizzano il porto di Trieste e creano le premesse perché diventi sempre più concorrenziale rispetto ai competitor del Nord Europa: “noi facciamo la nostra piccola parte in un quadro di integrazione delle realtà logistiche regionali”, riporta il Piccolo di Trieste,  spiegando che l’operazione riguarda l’intero Nordest in particolare l’area trevigiana.

Zeno D’Agostino commentando che l’incremento dei soggetti nella rete portuale di Trieste fa crescere il valore dei soggetti e della rete, ha sottolineato che “in questi anni ci siamo impegnati per permettere ai flussi di merci di creare economie di scala per lo sviluppo di servizi che però devono diventare valore per le realtà esistenti sul territorio”. Tali flussi consentono di fare i treni verso l’Europa, stimolando servizi e realtà intermodali da mettere a disposizione del contesto produttivo. “Diversi punti di riferimento della manifattura pordenonese hanno trasferito  flussi di import da Far East e Turchia sul porto di Trieste” e questo può rendere Trieste competitiva anche nella prospettiva che questi mercati diventino a loro volta importatori dei prodotti che attualmente riforniscono di materie prime  e componentistica.

                                                                                                               Giovanna Visco

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