Nonostante emergenze sanitarie, cambiamento climatico, tensioni geopolitiche e speculazioni finanziarie disegnino con imprevedibili chiaroscuri l’economia reale mondiale, il motore della logistica globale nonchè seconda economia del mondo, la Cina, continua il suo cammino evolutivo, seguendo le linee del partito e del governo tracciate da Xi Jinping.
Il suo interscambio commerciale, che ha superato 2.930 miliardi di dollari nei primi sei mesi dell’anno in crescita del 9,4% su base annua, conferma la sua posizione di primo piano a livello globale, attestata da una bilancia dei pagamenti in attivo per oltre 367miliardi di dollari.
Nel semestre 2022, il valore totale delle esportazioni cinesi è stato di circa 1.650 miliardi di dollari, in aumento del 13%, mentre le importazioni hanno superato 1.280 miliardi di dollari, in aumento di quasi il 5%.
In generale, nel 1°semestre dell’anno, l’insieme dei dai dati ufficiali dei principali indicatori economici cinesi evidenzia i risultati di tenuta del sistema cinese, grazie alle politiche macroeconomiche intraprese da tempo, orientando una parte rilevante dell’economia e dei traffici mondiali nei prossimi mesi. La crescita economica della Cina in questo periodo è stata caratterizzata da alcune criticità esogene, in particolare dalla politica “Zero-COVID” del governo, da marzo 2022 nuovamente ricaduta sui processi di produzione e sulle catene di approvvigionamento per i blocchi temporanei a macchia di leopardo di diverse città, tra cui la metropoli portuale di Shangai, restata ferma per quasi 2 mesi, con ripercussioni globali.
A complicare l’emergenza sanitaria, si aggiunge il contesto internazionale pericolosamente instabile, su cui svettano il conflitto russo-ucraino e le scelte diplomatiche statunitensi che stanno complicando gli equilibri geopolitici nel Mar Cinese.
Il risultato di ciò è emerso con particolare veemenza nel mese di aprile, con la comparsa di cali importanti nei principali indicatori economici cinesi, subito controbilanciati dal governo con l’intensificazione delle politiche di stimolo. Evitando misure universali di cassa, la Cina sta rilanciando la propria economia con politiche fiscali preferenziali e tagli alle tasse rivolte al sistema finanziario per spingerlo a sostenere il settore privato del paese. Parallelamente, sta indirettamente sostenendo l’economia reale con l’aumento della spesa pubblica e degli investimenti.
Gli effetti di tali politiche, nonostante tutto, hanno consentito di chiudere in positivo il primo semestre dell’anno. In particolare, nel mese di giugno l’indice di sviluppo complessivo delle piccole e medie imprese della China Association of Small and Medium Enterprises (PMI), ha registrato il suo primo aumento di 0,2 punti, mese su mese, da gennaio 2022.
Ma l’obiettivo di raggiungere nel 2022 una crescita di Pil del +5,5%, resta ancora lontano. Dai dati del National Statistical Bureau (NBS), il Pil nel primo semestre chiude con 8.327,1 miliardi di dollari, in crescita del 2,5% su base annua a prezzi costanti.
Il maggiore incremento in termini di valore aggiunto si è registrato nell’industria primaria, che vale 431,2 miliardi di dollari, salito del +5% su base annua; a seguire l’industria secondaria, che vale 3.383,8 miliardi di dollari, cresciuto del +3,2%; il valore aggiunto dell’industria terziaria, invece, che vale 4.512 miliardi di dollari, è cresciuto dell’1,8% su base annua.
In generale, in termini di valore aggiunto, come sottolinea Dezan Shira & Associates, le società per azioni sono cresciute più di tutti, con il +4,8% su base annua, seguite dalle imprese private (+4,0%) e dalle holding statali (2,7%), mentre le imprese finanziate da investitori stranieri hanno visto un calo del 2,1%.
Tra i principali settori di crescita, spicca il 9,6% della produzione high-tech, oggetto di investimenti a lungo termine lungo tutto il semestre (analogamente al settore sociale), e il 9,2% dei servizi trasmissione dati, software e informatica, seguiti dal 5,5% di crescita dell’intermediazione finanziaria.
Nel primo semestre del 2022, le immobilizzazioni hanno raggiunto 4.000 miliardi di dollari, in aumento del 6% su base annua, trainati dagli investimenti infrastrutturali aumentati di oltre il 7% e da quelli nella produzione del 10,4%, mentre l’immobiliare scende del 5,4%, a causa dei problemi di debito e l’inasprimento normativo dal 2021.
Ad emergere fra tutti, ancora una volta, è l’industria cinese high-tech, cresciuta di oltre il 20%, destinataria di forti investimenti nella produzione (+23,8%) e nei servizi (+12,6%). Più nel dettaglio, nel primo semestre 2022 gli investimenti nella produzione di apparecchiature elettroniche e di comunicazione sono cresciuti del 28,8%, e quelli di apparecchiature mediche, strumenti di misura e contatori del 28%, seguiti dagli investimenti in ricerca e innovazione e in sviluppo e progettazione, aumentati rispettivamente del 13,6% e del 12,4%.
A differenza delle economia occidentali a rischio stagflazione, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato in modo piuttosto contenuto: 1,7% su base annua nella prima metà dell’anno, che tuttavia nasconde alcune impennate, quali i prezzi di trasporti e comunicazioni aumentati di oltre il 6%, della frutta fresca +12,% e degli ortaggi freschi +8%.
Al momento, il consumo interno si mostra tendenzialmente debole, con la vendita al dettaglio scesa dello 0,7% a consuntivo del primo semestre 2022, ma che in aprile era calata di oltre l’11%, poi definitivamente recuperata in giugno.
Per quanto riguarda l’indice dei prezzi dei prodotti industriali (PPI), esso è aumentato del 7,7% su base annua, con un trend in attenuazione, come attestano maggio (6,4%) e giugno (6,1%) rispetto ad aprile che aveva raggiunto un aumento dell’8%.
Tutto questo, nel primo semestre 2022, dai dati riportati da Green Finance & Development Center, si è riflesso nell’andamento degli investimenti e dei finanziamenti di capitali cinesi nei paesi BRI, complessivamente di 28,4 miliardi di dollari, per il 40% investimenti, poco meno di quelli 2021 di 29,6 miliardi di dollari. Il settore energetico è stato tra i protagonisti: Oil & Gas ha costituito l’80% degli investimenti nel settore e il 66% dei contratti di costruzione, mentre nessuna risorsa è stata destinata ai progetti a carbone. Solare, eolico e idroelettrico rispetto al 2021 sono caduti del 22%, toccando quasi i 5 miliardi di dollari, con gli investimenti saliti dello 0,4% (da 1 a 1,4 miliardi di dollari), ma con i progetti di costruzione scesi a 1,8 miliardi di dollari. In realtà, complessivamente la dimensione media dei progetti di costruzione si sta sempre più restringendo, passata da 558 milioni del primo semestre 2021 a 325 milioni di quello 2022, mentre sta salendo quella dei progetti di investimento guidati dal petrolifero.
Il principale beneficiario degli investimenti cinesi nel primo semestre 2022 è stata l’Arabia Saudita, a differenza di altri paesi come Russia, Sri Lanka ed Egitto, rimasti all’asciutto.
Come per l’economia interna, a trainare gli impegni cinesi BRI è stato soprattutto il settore tecnologico, che registra il 300% di crescita rispetto al primo semestre 2021.
A dominare la scena dei capitali BRI sono state le imprese cinesi statali (SOEs), e per la seconda metà 2022 ci si aspetta la crescita degli investimenti in progetti più piccoli, che hanno il vantaggio di essere più veloci da implementare, mentre alcuni grandi progetti potrebbero essere sospesi.
Potenzialmente l’interesse cinese si concentrerà su cinque tipologie di progetto: asset strategici che includono i porti; infrastrutture commerciali come strade o pipeline; ICT specialmente data center; risorse minerarie; ferrovie.
Tali progetti potranno beneficiare sempre più dei finanziamenti internazionali e multilaterali, grazie all’esperienza accumulata dagli appaltatori cinesi e ai requisiti stabiliti dalle autorità di regolamentazione cinesi, che recepiscono standard ambientali internazionali come Equator Principles, insieme di principi che forniscono alle istituzioni finanziarie una base comune con cui determinare, valutare e gestire il rischio ambientale e sociale dei progetti.
Giovanna Visco
Foto di copertina: area di Lujiazui a Shanghai. Fonte: Xinhua