Recentemente, si è tenuta a Changsha, capitale dello Hunan, provincia-pioniere e nodo chiave della cooperazione sino-africana, situata nella Cina Centrale, la terza edizione dell’Expo CAETE (China-Africa Economic and Trade Expo), sul tema “Sviluppo comune per un futuro condiviso”. Dal 29 giugno al 2 luglio hanno avuto luogo molteplici attività, concentrate in 9 programmi, in cui si sono sviscerati i principali aspetti della cooperazione sino-africana, contestualizzando tematiche strategiche, tra cui connessioni infrastrutturali di qualità, sanità, filiera agroalimentare, digitalizzazione, industria leggera e automobilistica, parchi industriali, medicina tradizionale cinese, donne e responsabilità sociale delle imprese. Appuntamento biennale, inaugurato nel 2019, il CAETE si inquadra nell’ambito FOCAC (Forum per la cooperazione Cina-Africa), per fungere da piattaforma di collegamento e di cooperazione pragmatica economico-commerciale tra Cina, 53 paesi africani (tutti eccetto il regno di eSwatiri e la repubblica Sahrawi) e la Commissione dell’Unione Africana, focalizzata su business bilaterale, attivazione di iniziative ed export del Made in Africa in Cina. L’edizione di quest’anno ha attirato i rappresentanti di 50 paesi africani, 1500 espositori, circa 100.000 visitatori e ha ospitato la firma di 74 progetti di cooperazione e accordi per oltre 10 miliardi di dollari, confermando la forte rilevanza dello Hunan.
Il ruolo dello Hunan
La provincia cinese, infatti, sta sviluppando velocemente le corsie verdi per l’export agricolo africano in Cina, adottate dall’8° conferenza ministeriale del FOCAC nel 2021. Sfruttando la rete logistica del trasporto intermodale fiume-treno-nave collegata ai porti del Guangdong e le rotte aeree servite da Ethiopia Air, la più importante compagnia aerea del continente, lo Hunan sta realizzando una rilevante infrastruttura commerciale per prodotti agricoli africani, tra cui cacao, caffè e miele. Nel primo trimestre 2023, l’interscambio Hunan-Africa è cresciuto di oltre il 90% rispetto a quello 2022, trainato dai paesi africani che crescentemente stanno puntando sulla produzione agricola e la trasformazione industriale dei prodotti, mentre nei primi 4 mesi dell’anno, le esportazioni agricole africane verso l’Hunan sono aumentate di oltre 16,6 volte, agevolate da alcuni abbattimenti doganali, collegati ai piani per una zona di libero scambio. Parallelamente, lo Hunan ha fondato il Centro Renminbi (RMB) transfrontaliero Cina-Africa, frutto del CAETE 2019. Approvato e gestito localmente dalla Banca industriale e commerciale della Cina (ICBC), il Centro RMB ha l’obiettivo di migliorare la capacità di servizi finanziari transfrontalieri in Africa, grazie agli scambi valutari tra yuan cinese e monete africane.
AfCFTA e RCEP
L’avvio di questo processo di de-dollarizzazione, si sposa bene con l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), la più grande area di libero scambio al mondo per numero di paesi coinvolti, entrata in vigore il 1° gennaio 2021, anche se al momento ne restano ancora fuori, in posizione pendente, Libia, Sudan, Sud Sudan, Eritrea, Somalia, Guinea Bissau, Liberia, Benin, Burundi, Botswana, Mozambico e Madagascar. L’AfCFTA favorisce il libero scambio infracontinentale di merci e servizi, e l’ascesa del posizionamento commerciale africano nel mercato globale, attirando gli investimenti dei produttori cinesi anche per beni destinati al mercato cinese. Come riporta The China Project, alcuni osservatori ritengono che il governo cinese sia al lavoro per collegare tra loro l’AfCFTA e il RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership), il mega accordo di libero scambio regionale che comprende, oltre a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, i 10 paesi ASEAN. Proprio a Changsha, a poche settimane prima dal CAETE, si è tenuta una fiera commerciale RCEP, e considerando che la città insiste sul principale corridoio BRI di collegamento Cina-Europa attraverso l’Asia centrale, lo Hunan sta offrendo ai produttori africani l’accesso a tre mercati asiatici strategici: la Cina, i suoi vicini del sud-est asiatico e le future economie dell’Asia centrale.
L’Indice del commercio Cina-Africa
Senza voler tralasciare il forte indebitamento di molti paesi africani, soprattutto con Ue, Usa e Cina, restano sul piatto problemi tariffari dei prodotti a valore aggiunto non compresi negli attuali schemi preferenziali della Cina, che ne fanno aumentare i prezzi abbassando di fatto la competitività degli esportatori africani. A questo si aggiungono burocrazia cinese, difficoltà logistiche nei paesi africani e mancanza di informazione di molte banche e PMI africane sui canali di accesso ai finanziamenti commerciali. Ma nonostante tutto, prosegue senza posa il cammino congiunto, accelerato da strumenti avanzati, come l’Indice del commercio Cina-Africa, lanciato, durante il CAETE di quest’anno, dall’Amministrazione generale cinese delle dogane (CAG). Sostanzialmente, si presenta come barometro innovativo, digitale e scientifico, a supporto della cooperazione economica e commerciale, che misura dinamiche e potenziale di sviluppo degli scambi economici e commerciali tra la Cina e i paesi africani, prendendo a rifermento base l’anno 2000, lo stesso di fondazione del FOCAC.
Il 2022 anno record
A testimoniare la forza del cammino congiunto di cui si diceva poc’anzi, il commercio bilaterale tra Cina e Africa nel 2022 ha raggiunto il valore record di 282 miliardi di dollari (+11% su base annua), nonostante i rallentamenti della domanda globale che hanno impedito il raggiungimento degli obiettivi di crescita annuale di Pechino. Un risultato che corona 14 anni consecutivi in cui la Cina ha mantenuto in Africa la sua posizione di principale partner commerciale, al tasso medio annuale di crescita del 17,7%. L’export cinese verso i paesi africani, che comprende soprattutto tessuti, abbigliamento, macchinari ed elettronica, ha raggiunto oltre 164 miliardi di dollari (+11,2%) , mentre il suo import dall’Africa ha superato 117 miliardi di dollari. Tra i motivi di questa crescita, c’è anche l’aumento dei prezzi di materie prime come greggio, rame, cobalto, minerale di ferro, che costituiscono il principale export africano, che tuttavia non è stata sufficiente a riequilibrare gli scompensi economici della bilancia dei pagamenti. Dal canto suo, la Cina punta a rafforzare la cooperazione agricola e negli obiettivi con orizzonte 2035 ha quello di raggiungere 300 miliardi di dollari annui di import agricolo dall’Africa. Anche per questo, meno di un anno fa, ha eliminato i dazi su circa il 98% dei prodotti esportati in Cina dai paesi meno sviluppati, quali Benin, Burkina Faso, Guinea Bissau, Lesotho, Malawi, Uganda, Sao Tomè e Principe, Tanzania e Zambia. intanto, nei primi cinque mesi del 2023, il volume dell’interscambio Cina-Africa ha raggiunto 113,5 miliardi di dollari, in aumento del 16,4%, mentre nel primo quadrimestre i nuovi investimenti diretti cinesi in Africa sono ammontati a 1,38 miliardi di dollari (+24%), proseguendo il trend dell’ultimo decennio, in cui complessivamente si sono superati 30 miliardi di dollari di investimento, mettendo la Cina al quarto posto tra i paesi investitori in Africa.
Le piccole imprese e il CAETE
Come osserva Song Wei, professore dell’Università di studi esteri di Pechino, riportato dal Global Times, le due economie sono fra loro altamente complementari, e il libero scambio è in costante miglioramento. Il processo che sta caratterizzando tale miglioramento è riconducibile soprattutto allo stretto legame pragmatico tra diverse province cinesi e realtà africane, che si sta riflettendo anche sul piano generale politico, nei consessi internazionali come quello delle Nazioni Unite, dove l’appoggio dei paesi africani alla Cina è sempre più aperto. Molte piccolissime, piccole e medie imprese africane, assi portanti delle economie locali, cominciano a trovare spazi insperati e nel 2022, sebbene le grandi imprese abbiano rappresentato circa il 90% del commercio bilaterale, il numero dei quelle di piccole dimensioni è aumentato di oltre 10 volte, superando le 100.000 unità. In questo senso, il CAETE gioca un ruolo di primo piano, che i paesi africani stanno velocemente utilizzando, come lo Zimbabwe, il cui Ministero degli affari femminili, della comunità, dello sviluppo delle piccole e medie imprese ha lavorato per portarvi micro, piccole e medie imprese, o il Kenya, che attraverso il CAETE sta promuovendo sul mercato cinese oltre 20 marchi africani, di lusso e sostenibili, per lo più guidati da donne.
Giovanna Visco
Foto di copertina di VCG – Global Times
Articolo come sempre informatissimo e molto interessante, capace di illuminare aspetti poco noti ma fondamentali del mondo dei nostri giorni in cui Africa e Cina giocano ruoli sempre più nevralgici.
ottimo articolo.
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