Ancora una volta i porti dimostrano di essere luoghi sinergici, culturali, sociali ed economici allo stesso tempo, in grado di vivere pienamente la storia che attraversano, e di elaborare e ricercare soluzioni ai problemi che le attività umane comportano.
Il progetto di sfruttamento delle emissioni di Antwerp
Il porto di Antwerp ha rotto il ghiaccio ed è riuscito ad ottenere il primo finanziamento CEF, Connecting Europe Facility, nei trasporti di quasi 9 milioni di euro, per lo studio di fattibilità tecnica ed economica di un progetto innovativo, non semplicemente di riduzione di CO2, ma di sfruttamento commerciale delle emissioni.
Il porto belga che nel 2017 ha sfiorato i 19 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra che intende dimezzare entro il 2030, ospita il più grande cluster energetico e chimico integrato d’Europa, che gli ha consentito di dare vita al consorzio Antwerp@C partecipato oltre che dalla Autorità portuale, da giganti quali Air Liquide, BASF, Borealis, ExxonMobil, INEOS, Fluxys, Total.
Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare un sistema infrastrutturale di cattura, stoccaggio e utilizzazione della CO2 come materia prima per l’industria chimica, convogliandola allo stato liquido in due gasdotti CO2: uno con terminale di esportazione nel porto stesso per il trasporto via mare verso l’Europa nord occidentale, l’altro un gasdotto transfrontaliero terrestre connesso al porto di Rotterdam.
Per supportare lo sviluppo dell’intera catena del valore CCS – Carbon Capture & Storage, il consorzio sta anche preparando la sua candidatura per accedere al Fondo europeo per l’innovazione.
Che cosa è il CEF
Il CEF è un programma di finanziamento della Commissione Europea per lo sviluppo e l’indipendenza energetica dell’Unione, missione geopolitica oltre che economica di grandissima rilevanza, per la costruzione politica ed economica dell’Unione libera da ingerenze esterne.
Recentemente la CE ha approvato un pacchetto di 10 progetti di infrastrutture energetiche, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, finanziato con i fondi CEF del valore complessivo di circa 1 miliardo di euro, che comprende il progetto del porto di Antwerp.
La sincronizzazione della rete elettrica baltica all’Europa
La cifra più cospicua, 720 milioni di euro, è stata destinata al Baltic Synchronization Project, progetto di interesse strategico per la sincronizzazione delle reti elettriche baltiche, integrando i mercati dell’elettricità di Estonia, Lettonia, Lituania con la rete del resto d’Europa, attraverso la Polonia. Prevede la realizzazione di un nuovo cavo di alimentazione elettrica, l’Harmony Link, che attraverso il Baltico collegherà la Lituania alla Polonia, rompendo l’isolamento del mercato energetico baltico. Il cavo è una componente per l’utilizzo dell’energia eolica offshore, che in futuro costituirà la rete elettrica offshore del Mar Baltico. Il finanziamento sosterrà anche gli investimenti nei convertitori di potenza di Estonia, Lettonia e Lituania per rendere coerente l’intero sistema baltico all’Europa.
Finora la regione, sebbene abbia collegamenti alle linee elettriche di Polonia, Svezia e Finlandia, ha ancora la rete gestita sincronicamente con i sistemi russo e bielorusso. Questa operazione di desincronizzazione con Russia/Bielorussia e sincronizzazione con l’Unione Europea ha, dunque, un significato politico fondante, che travalica questioni di mero mercato, incidendo direttamente sulla riduzione della dipendenza energetica dalla Russia e strutturando meglio l’Unione e la sua libertà (vedi anche link)
Il finanziamento assume molta importanza alla luce della decisione dei tre paesi baltici di interrompere il commercio dell’elettricità con la Bielorussia non appena entrerà in funzione la nuova centrale elettronucleare Astravets, molto vicina al confine con la Lituania, che farà scattare un sistema di verifica dell’origine dei tre paesi per garantire che le importazioni non provengano dalla Bielorussia. La centrale, che da sempre ha raccolto forti critiche lituane per le preoccupazioni sulla sicurezza, dovrebbe diventare operativa a novembre, ma che le contestazioni e le proteste che stanno attraversando la Bieorussia potrebbero far slittare (clicca qui per approfondire).
Gli altri progetti
Atri progetti finanziati sono il Danube Ingrid, che implementa una rete elettrica intelligente tra Ungheria e Slovacchia per una integrazione efficiente delle energie rinnovabili, e l’Interconnector Bulgaria-Serbia, che migliora e diversifica l’importazione di gas nell’Europa sud orientale.
L’Unione Europea non può non passare dall’energia.
Giovanna Visco