Dal Baltico al Mar Nero e Adriatico, l’Europa contesa da Usa, Russia e Cina

Si è svolto a Tallinn, Estonia, in modalità webinar, il V vertice Three Seas InitiativeIniziativa dei Tre Mari (3SI) istituita nel 2015 su proposta di Polonia e Croazia. In sintesi,  Three Seas Initiative è un forum partecipato da 12 Stati Ue, il cui scopo è realizzare progetti congiunti transfrontalieri nei trasporti, infrastrutture digitali e energia, per colmare il dislivello economico tra occidente e oriente dell’Unione Europea. Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia sono i paesi che ne fanno parte, disegnando una regione estesa il 28% del territorio Ue tra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Adriatico, abitata dal 22% della popolazione Ue, che produce il 10% del Pil Ue con una crescita annua ante-pandemia del 3,5%, più della media europea (2%).

La 3SI, che include i 4 Stati del gruppo Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria), sebbene nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto rappresentare un’unica voce politica, per le differenti posizioni soprattutto nei confronti della Russia, si è circoscritta all’ambito delle intese economiche. Per attrarre capitali internazionali a sostegno dei progetti infrastrutturali congiunti, da febbraio scorso è attivo un fondo di investimento, il Three Seas Fund, istituito da una banca polacca e una rumena e gestito da Amber Infracstructure Group. I progetti in ambito 3SI riguardano opere di interconnessione transfrontaliera importanti, alcune rientranti in quelle prioritarie finanziate dall’Ue tra il 50 al 75%, finalizzate soprattutto a risolvere i problemi di collegamento tra il nord e il sud della regione, assenti invece sulle direttrici est-ovest, come il gasdotto Polonia-Croatia con terminali marittimi, la Via Carpatia che dalla greca  Salonicco arriva in Lituania a Klaipeda, il collegamento ferroviario Rail Baltica  da Varsavia a Tallinn via Riga con tratto marittimo per Helsinnki, il Danubio-Oder per il collegamento delle vie navigabili interne dell’Elba.  

Il ruolo degli Stati Uniti

Il più grande sostenitore dell’iniziativa 3SI sono gli Stati Uniti, che la considerano strumento per controllare e limitare sia l’egemonia russa in Europa, soprattutto energetica, e sia quella cinese, che investe in infrastrutture nei Balcani per la Via della Seta. Recentemente, la Commissione per gli affari esteri Usa  ha approvato all’unanimità una risoluzione di sostegno alla 3SI, che contiene forti critiche ai gasdotti russi Nord Stream 2 (già nel 2017 Trump aveva partecipato al vertice 3SI di Varsavia e condiviso la posizione critica polacca su questo progetto, bloccato in fase conclusiva dalle sanzioni USA a fine 2019) e TurkStream, che minacciano la sicurezza energetica europea, e alla Russia stessa, che usa l’energia per fare pressione e minare la libertà e la democrazia in Europa. 

Nel corso del vertice di Tallinn, partecipato anche dal presidente tedesco Frank-Walter Steimeier, dalla vicepresidente Commissione Europea Margrethe Vestager, e da Mike Pompeo e alti funzionari Usa tra cui rappresentanti di Google, gli Stati Uniti hanno annunciato un investimento di $300 milioni nel Three Seas Fund, che si formalizzerà a dicembre, attraverso la US Development Finance  Corporation. Hanno anche confermato un ulteriore finanziamento al Fondo del 30% sui contributi degli Stati membri, fino a un massimo di un miliardo di dollari: “più ogni paese investe, più investiamo” ha sintetizzato il sottosegretario statunitense Keith Krach, come riporta Euractiv. 

Lo scorso agosto Mike Pompeo durante un giro di visite in Repubblica Ceca, Austria e Polonia aveva esplicitato: “Abbiamo l’opportunità di mantenere i paesi dell’Europa forti, liberi e legati agli Stati Uniti, proprio come il mio paese vuole”. Una volontà che trova ferrea espressione nelle vesti americane anti-cinesi, soprattutto riguardo l’utilizzo della tecnologia di Huawei nelle reti 5G. Senza mezzi termini gli Usa hanno chiesto all’Europa l’adesione al loro 5G Clean Network Security, e mentre nei paesi della parte occidentale sono in corso valutazioni, la parte orientale Ue ha molti meno dubbi, e lo scorso settembre l’Estonia ha rotto gli indugi firmando l’accordo con gli Usa: vuole diventare una società digitale e propone il progetto Smart Connectivity, di supporto alla digitalizzazione dell’asse nord-sud Ue.

Parallelamente,  Washington e Varsavia hanno firmato un accordo di cooperazione di durata 30 anni per lo sviluppo del programma elettronucleare polacco, definito dall’ambasciatore Usa in Polonia, Georgette Mosbacher, “annuncio al resto del mondo che l’America è tornata nel business nucleare, grazie alla tecnologia americana all’avanguardia”.

Intanto, dal 2019 gli Usa vendono gas liquefatto alla Polonia, salutato dal presidente Duda, all’attracco della prima nave gasiera al terminal di Swinoujscie, momento storico. Gas venduto in Polonia a prezzi inferiori di quello russo, e diventato per questo vessillo di indipendenza dalla Russia, mentre in Romania gli Stati Uniti stanno pensando di costruire centrali nucleari per un valore di 8 miliardi di dollari.

La disputa per conquistare l’egemonia in Europa

L’area Three Seas Initiative fa parte dell’Unione Europea, anche se la connotazione dell’iniziativa le infonde una luce a tratti ambigua, ed è contesa da Russia, Stati Uniti e Cina, che, entrando da porte laterali, disputano tra loro per la conquista egemonica soprattutto della parte occidentale Ue. 

Ma adesso anche Three Seas Initiative, finora orientata all’unità euro-atlantica, deve fare i conti con la pandemia, con le elezioni presidenziali Usa e con il futuro quadro finanziario dell’Unione Europea, che a sua volta, solo attraverso la costruzione dell’unità politica e sociale est-ovest e nord-sud fra i suoi 27 Stati potrà trovare una propria via di affermazione autonoma, indipendente e libera. 

Giovanna Visco

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