Con la Turchia è necessario il dialogo

Circa 83 milioni di abitanti ed una economia del valore di 740 miliardi di dollari sono coinvolti nei problemi valutari della lira turca, causati dalla politica sempre più accentratrice di Erdogan, che ha dettato le scelte della Banca Centrale, sebbene nominalmente indipendente.

Da una parte si è agito per tenere bassi i tassi di interessi a livelli peraltro economicamente ingiustificati, che hanno generato credito abbondante e inflazione galoppante, mentre dall’altra le politiche dell’ex Ministro delle Finanze hanno reso più difficile gli investimenti esteri. Risultato: bruciati oltre 140 miliardi di dollari nel tentativo di frenare la discesa della lira turca, che se fino ad un certo punto può aver favorito l’export, dall’altra ha strozzato molti turchi che avevano contratto debiti in valuta pesante.

Un cocktail micidiale aggravato dalla pandemia, dalle tensioni internazionali legate alla ricerca di Erdogan di una indipendenza energetica diventata problema geopolitico nel Mediterraneo,  le spese militari.

Ora Erdogan, che pare stia avviando una ulteriore riforma accentratrice istituzionale, ha intanto nominato un nuovo Governatore della Banca Centrale, Naci Agbal, e un nuovo Ministro del Tesoro e Finanze, Lutfi Elvan, al posto del genero dimissionario.

Per molti osservatori, in tutti i casi la questione non è di politica macroeconomica, ma di sistema politico, sempre meno democratico.

A livello internazionale Erdogan è sempre più isolato nella Nato,  e lo sarà ancor di più ora che Trump deve lasciare la Casa Bianca, mentre la recente mediazione con la Russia, con cui si è giunti all’accordo del cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh, fa intravvedere nuovi equilibri.

La Turchia è un paese influente, per posizione geografica, per apparato militare e per peso economico nella catena degli approvvigionamenti globali e regionali e nel commercio internazionale e mediterraneo. Questo impone il mantenimento del dialogo, il sostegno alla popolazione turca e la ricerca di soluzioni condivise che consentano la stabilità e lo sviluppo economico di questo grande paese a cavallo tra l’Europa e il Medioriente. IIl dialogo è il percorso obbligato per la pace e la costruzione della prosperità della regione euro-mediterranea.

Dai dati del Ministero del Commercio, riportati dall’economista turco Tugba Gider sul Daily Sabah, nel 2019 l’export delle 95.000 imprese esportatrici della Turchia ha raggiunto circa 181 miliardi di dollari, mentre le importazioni 177 miliardi.

Nel 2019 l’interscambio Turchia-UE è ammontato a 139 miliardi di dollari.

A seguire un interessante articolo di cronaca politica e di analisi sui fatti di Turchia pubblicato da Al-Monitor.

Buona lettura!

Shakeup of economy team stuns Turkey, cheers investors

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