Ancora sul populismo

Queste riflessioni seguono l’articolo pubblicato lo scorso 8 ottobre su questo blog Populismo e sinistra in Italia. Alcune riflessioni 

Organizzare quanto l’Italia non è mai riuscita a disinnescare: i conati fascisti piccolo borghesi e i conati reazionari del cattolicesimo che si ritiene detentore di verità e, pertanto, è pervaso dalla violenza di chi non ammette idee diverse dalle proprie; equivale a dare nuova linfa al mostro di casa nostra.

È questa la pericolosità politica del Capitano, che reiteratamente spezza il processo di formazione del pensiero democratico e libera la goliardia militaresca, quella del nonnismo dei “bravi ragazzi” e del “chi se ne frega”.Certo, la degenerazione politica italiana non nasce dalla Lega, che a suo tempo avrebbe meritato ben altra attenzione, quando l’ideologo Gianfranco Miglio delineava un progetto federalista per rispondere ai problemi territoriali del Paese. Di questa parte nobile alla Lega non resta più nulla, se non un po’ di nome e un debito di 49 milioni da restituire allo Stato.

Come i pentastellati, questo partito opinionista oggi lavora per dare sede e dignità parlamentare ai forconi. 5 Stelle e Lega Salvini Premier esistono per essere aggregatori di umori ad alta percentuale di consenso cosiddetto liquido, scoprendo reciproche affinità sul terreno politico di rigetto di qualsiasi approccio alla realtà che sia in forma problematica, pluralistica e critica. 

Entrambi allergici alle elaborazioni collettive incubate nei corpi intermedi della società strutturalmente laica e democratica, entrambi detrattori dei luoghi sociali di confronto ed approfondimento delle istanze, che anche antiteticamente, nascono dalle condizioni esistenziali, che offrono gli spazi  entro cui ricercare soluzioni corrispondenti agli interessi collettivi della pace, della solidarietà, della prosperità, valori imprescindibili dell’evoluzione umana.Il Capitano, come Grillo con il suo esercito brancaleonesco, raccoglie quelle istanze allo stato grezzo e con ferocia furente le porta in modo diretto a livello centrale, riproducendo atteggiamenti e pratiche già tristemente sperimentate nel ventennio fascista.

A queste condizioni chiunque può pensare di poter fare il parlamentare, spendendosi la politica dell’uomo qualunque di memoria novecentesca, degradando il significato profondo carico di responsabilità del termine politica, inabissando l’impegno civico e la strumentazione culturale e sociale necessaria per accompagnare il Paese verso una società libera dalla schiavitù, dalla povertà, dalla discriminazione, e ricca di interessi e di diversità.In tale desertificato contesto, nascono come in passato con i governi tecnici, provvedimenti senza testa, come il decreto sicurezza, peraltro fatto passare con la fiducia delle Camere, che ha inibito anche il confronto estremo del setaccio parlamentare: una raccolta di 40 articoli intitolati Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa, ma che in realtà si occupano di sedare e denigrare l’immigrazione e le forme pacifiche del dissenso.  Disposizioni che rientrano a pieno titolo nella strumentalizzazione dei problemi, da cui estrarre pretesti di repressione di qualsiasi diversità che possa contraddire l’irreale desiderio di omologazione della massa, distillato direttamente dal consumismo.

L’8 dicembre a Roma esponenti leghisti da tutta Italia si ritroveranno a Piazza del Popolo. Un appuntamento lanciato con una campagna social dal Capitano, traduzione moderna di quel Duce tanto caro a Casa Pound e affini, che si presenta come lapidazione sociale e abuso istigatore verso persone non leghiste. L’invito a partecipare discrimina tra buoni e cattivi, tra “chi ci sarà” e “chi non ci sarà”, i primi fotografati abbracciati con il Capitano sorridente, i secondi rappresentati in pose ridicole, lasciando trasparire una maligna sottigliezza: il potpourri populista dei cattivi in esposizione, comprendono personaggi pubblici più disparati, che non hanno nulla a che fare tra di loro, ma che suscitano in diverse persone, non leghiste e non pentastellate, cariche emotive di antipatia se non di rancore. 

Nel complesso questa metodica mediatica è alquanto infantile e volgare, oltre che priva di qualsiasi contenuto, ma è efficace per trasformare in sbeffeggiamento la contestazione politica ed il confronto democratico di idee diverse: una pratica di svuotamento democratico, azionato dalla macchina organizzativa leghista.Una macchina che non riposa mai e che induce il Capitano nonché Ministro degli Interni, ad anticipare mediaticamente un blitz di polizia, boccone troppo ghiotto per essere sottaciuto, avendo come oggetto un clan nigeriano. Il Capitano, duce del peggiore razzismo italiano, preso dall’ansietà di poter non essere il primo ad accreditarsi una operazione di polizia contro persone africane, ne ha dato notizia prima ancora che essa terminasse, mettendo a rischio tutta l’indagine.Intanto, tenta la marcia dell’8 dicembre.

Giovanna Visco

NB: questo articolo è stato scritto il 5 dicembre 2018

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