Con la riapertura del varco 2 in Punto Franco Nuovo, la pianificazione di potenziamento infrastrutturale ferroviario predisposta dalla Autorità di Sistema Portuale Mar Adriatico Orientale (AdSP MAO) con investimenti di manutenzione per oltre 1 milione di euro, ha messo a segno una delle operazioni più rilevanti finora condotte per il sostegno e lo sviluppo dei traffici intermodali giuliani di merci unitizzate. Il varco, infatti, è un tassello strategico per la messa a sistema dell’infrastruttura ferroviaria, aumentandone consistentemente la sua capacità di movimentazione treni, che si aggiunge in sinergia al varco 4, riaperto nel 2016, e al fascio Parenzane nella stazione di Trieste Campo Marzio, ammodernato da RFI.
Nel comprensorio portuale giuliano si sono così traguardate la gestione simultanea di più treni diretti ai singoli terminal, e la manovra indipendente dei convogli in arrivo e partenza dai moli V e VI, analogamente al molo VII, che invece utilizza il varco 4.
“Ora che aumenta la capacità, gli investimenti si sentono. Siamo pronti per una nuova crescita in questo post-pandemia, come stanno già dimostrando i numeri del primo quadrimestre” ha commentato il Presidente della AdSPMAO, Zeno D’Agostino.
Infatti, il traffico ferroviario merci di Trieste in questo arco di tempo ha movimentato sul proprio network europeo oltre 200 partenze treni alla settimana, a cui hanno contribuito anche alcune linee dirette con l’Austria, l’inaugurazione del servizio verso Norimberga e la ripartenza del traffico ferroviario di Siderurgica Triestina di materie prime per le acciaierie di Cremona. Ha così traguardato il recupero sui livelli pre-Covid, con aumento complessivo di quasi il 9% e 3.045 treni operati nel primo quadrimestre 2021, che ha avuto il suo apice in aprile, con un incremento di oltre il 40%, guidato dalle performance del molo VII per il traffico container e del molo V per quello RoRo.
Il Molo VII
Complessivamente, nel primo quadrimestre di questo anno il Molo VII, in concessione alla Trieste Marine Terminal (TMT), joint paritetica traT.O. Delta e MSC, ha aumentato di circa il 4% i TEU movimentati, totalizzando 250.284 container, di cui 205.417 pieni, in aumento di oltre il 5%, e 44.867 vuoti, calati di oltre il 2%. L’incremento sostenuto dai box pieni corrobora i programmi di ampliamento infrastrutturale del terminal.Come annunciato da Antonio Maneschi, azionista di riferimento di TO Delta, nel corso di una intervista rilasciata a Il Piccolo in occasione dell’evento L’Alfabeto del Futuro, con un primo investimento di 100 milioni di euro totalmente privato, sarà avviata in autunno un’operazione integrata banchina-rotaia di estensione della capacità di TMT. La durata dei lavori, con cui si sostanzia la concessione di 50 anni del molo, uno dei principali asset portuali-logistici dell’Adriatico, sarà di 18 mesi, con gara di assegnazione del primo lotto in autunno e apertura cantieri entro dicembre. Come descritto dal Presidente di TMT, Fabrizio Zerbini, intervenendo a L’Alfabeto del Futuro, il terminal, che intanto completerà la sostituzione delle attrezzature di movimentazione con dispositivi elettrici seguendo un programma di sostenibilità ambientale, raggiungerà 760 metri di banchina, con pescaggio di oltre 17 metri, posizionandosi tra i primi terminal di acque profonde del Mediterraneo, per ospitare contemporaneamente due navi oceaniche di ultima generazione. Oltre all’ampliamento banchina, sarà realizzato l’allungamento dei binari ferroviari, con crescita sia di capacità di movimentazione volumi del 30%, e sia occupazionale, con circa 50 nuove assunzioni.
Il Molo V
Con 96.904 unità transitate, in crescita di oltre il 30%, è invece asceso al primo posto del podio dei primi quattro mesi 2021, il traffico RoRo del Molo V, gestito da Samer Seaports & Terminals, una joint tra il gruppo Samer e il socio di maggioranza DFDS, leader danese nel trasporto marittimo RoRo. Un dato che conferma la ripresa dei volumi inframediterranei scambiati con l’Europa centrale e orientale, e rafforza l’alimentazione dell’importante progetto pilota in corso, di collegamento ferroviario del Molo V all’interporto di Cervignano, sotto la regia di Alpe Adria. La pianificazione logistica che si sta sperimentando per realizzare la banchina allungata, al momento coinvolge i servizi ferroviari con Norimberga e Karlsruhe, ma la prospettiva è quella di ampliarla ulteriormente e metterla a disposizione di tutti i terminal giuliani interessati.
FREEeste
Il proattivismo del porto internazionale di Trieste sta riscontrando importanti ricadute nello sviluppo di un sistema regionale integrato e inclusivo a servizio delle imprese e dei territori, che pratica una logistica sostenibile e molto articolata, basata sulla cooperazione e sulla sinergia. La governance della AdSPMAO in stretta collaborazione con Regione ed enti locali sta animando progetti di ampia portata, come FREEeste, area con regime di porto franco dell’Interporto Trieste Spa, che sarà pienamente operativa a inizio 2022, con l’attivazione del collegamento ferroviario con la stazione di Trieste Aquilinia, che la connetterà direttamente alla rete ferroviaria nazionale e internazionale. Intanto, FREEeste sta già candidandosi come appoggio per la logistica agroalimentare del Nord Est verso i mercati emergenti del Far East, con l’attivazione di un primo studio per la creazione di una piattaforma specializzata che funga da facilitatore commerciale oltremare per le esportazioni del settore vinicolo.
Il Ministro Stefano Patuanelli in una recente visita lo ha definito “un progetto logistico importantissimo, che parte dal settore vitivinicolo ma che potrà aprirsi anche ad altri mercati. Questa iniziativa si può inserire a pieno nel grande progetto per la logistica integrata dell’Agrifood che abbiamo sviluppato nel PNRR”, mediante approfondimenti che avverranno nelle prossime settimane.
“L’incontro con Patuanelli è un segnale importante di attenzione verso il porto e le infrastrutture retroportuali. Si tratta di un primo passo con il quale intendiamo dare slancio e integrare le filiere produttive regionali con le attività che fanno capo al sistema logistico portuale di Trieste” ha commentato il Presidente D’Agostino.
Il porto del futuro
La fucina di idee che Trieste ha messo in campo, rende percepibile il mutamento di ruolo che sta coinvolgendo la portualità, che con sempre più chiarezza va oltre le merci e la logistica collegata, ponendo i porti al centro strategico anche del trasporto allargato alla tecnologia delle comunicazioni e dell’energia, che nel mare trovano lo spazio ideale.
Come ribadito in più occasioni dal Presidente D’Agostino, il futuro del porto non è il porto. In una sua intervista a Diego D’Amelio per Il Piccolo, spiega che i porti, cerniera tra passato e futuro, non potranno essere solo il luogo in cui arrivano le navi per il carico e lo scarico delle merci, ma diventeranno anche hub tecnologici ed energetici. Le città portuali “saranno chiamate ad assumere funzioni radicalmente nuove”.
“Già oggi le città marittime sono quelle che nel mondo crescono di più” sottolinea, e se si osserva la geografia dei cavi sottomarini, si può notare quanto essa corrisponda alle linee marittime. “È naturale pensare che un porto diventi l’hub tecnologico di quei cavi”, utilizzando gli spazi sottomarini dei terminal, che in genere richiedono ingenti investimenti di difficile redditività, installandovi data center al loro interno, realizzando così un doppio impiego.
Trieste, grazie ai centri scientifici di fisica e informatica quantistica che ospita, potrebbe essere il luogo migliore per ibridare e mettere in pratica queste idee, “Cose che oggi ci sembrano fantascienza, ma sono il futuro» continua il Presidente AdSPMAO.
Ma il mare è anche economia green futura, perchè “rendere più ecologiche le attività dello scalo non basta. Un porto non deve solo usare mezzi a idrogeno, ma deve produrre idrogeno: mi dicono che è difficile trasformare l’acqua di mare in idrogeno, ma forse nel 2050 sarà possibile e i porti di acqua salata ne hanno tanta”. A questo si aggiungono fonti alternative per produrre elettricità, e quindi idrogeno green, come le installazioni marine di pale eoliche oppure di pannelli fotovoltaici su piattaforme offshore. “Dobbiamo pensare a fare le cose sul mare, e sotto il mare, perché la pianificazione è in tre dimensioni” sintetizza.
Il porto del presente
Ma per quanto riguarda il presente Zeno D’Agostino non ha dubbi: “Stiamo investendo una marea di soldi sulla ferrovia per aumentare la competitività e diminuire l’impatto ambientale. Stabilizzeremo poi la presenza dei soggetti che sono arrivati e con cui abbiamo creato le condizioni dello sviluppo del porto dei prossimi dieci anni. E arriva il momento degli insediamenti industriali: servono attività ad alto valore aggiunto, anche privilegiando i traffici che possano generarlo attraverso la trasformazione delle merci”.
Giovanna Visco