L’Egitto cresce in logistica ed entra nel sistema TIR

Se in molti paesi la pandemia ha arrestato pianificazioni e programmazioni di sviluppo economico, in altri li sta rafforzando. È il caso dell’Egitto, che nel 2020 non solo non ha conosciuto recessione, nonostante il Covid-19, ma ha continuato a portare avanti la sua agenda nazionale, dettata dal piano strategico di lungo termine Vision 2030, per lo sviluppo sostenibile del paese, varato nel 2016.

Il primo ministro egiziano,  Mostafa Madbouly, pochi giorni fa ha sottolineato che nel paese al momento sono in fase di implementazione 21.000 progetti collegati al piano, che in gran parte si finalizzeranno entro i prossimi 3 anni. Tra questi, la realizzazione di 30 nuove città entro il 2025, che accoglieranno circa 30 milioni di egiziani.

L’adesione al sistema TIR

In quello che è un vero e proprio cantiere di trasformazione del paese, i piani logistici e industriali egiziani hanno rilevanza strategica globale. Nel corso di tutto l’annus horribilis causato dalla pandemia, l’Egitto ha proseguito le sue politiche di sviluppo, puntate all’integrazione e alla fluidificazione dei trasporti e della logistica delle merci. Creazione di nuove infrastrutture, digitalizzazione e sburocratizzazione ne sono i pilastri.

In questa ottica, sul finire del 2020, ha traguardato l’obiettivo di entrare a far parte della Convenzione TIR, come già fatto da Oman, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita: una svolta decisiva, che apre nuove prospettive allo sviluppo dei traffici commerciali internazionali. Valorizzandone la posizione geografica, che ha un portato che va ben oltre l’essere paese di attraversamento del Canale di  Suez, il regime TIR egiziano apre la strada a nuove potenzialità intermodali, come le autostrade del mare per il collegamento Africa-Europa, che potrebbero avere facile via di accesso attraverso l’Italia. Parallelamente, crea un ponte di transito sicuro e veloce tra Medio Oriente e Africa, aprendo nuovi mercati anche all’Europa. Nell’immediato, le previsioni parlano di una intensificazione degli scambi commerciali in ambito TIR, tra Egitto e Cina, Turchia, Arabia Saudita ed  Emirati Arabi Uniti.  Infine, i grandi progressi nella digitalizzazione che il paese sta compiendo, faciliteranno anche l’implementazione  elettronica del sistema eTIR (sperimentato per la prima volta nel 2015 tra Turchia e Iran e ora in espansione), che eliminando tutto il cartaceo, aumenterà ulteriormente velocità e sicurezza dei traffici internazionali su gomma o intermodali.

Che cosa è TIR (Transports Internationaux Routiers)

Amministrato e gestito dall’organizzazione mondiale dei trasporti su strada IRU (International Road Transport Union) su mandato della Nazioni Unite, TIR è l’unico sistema di transito delle merci a garanzia doganale internazionale applicato a livello mondiale. Dall’inizio alla fine del viaggio, anche intermodale, consente alle merci di fluire rapidamente attraverso le frontiere: nel paese di origine si applicano le misure del controllo doganale, mentre in quelli di transito e di destino si ispezionano solo i sigilli TIR, evitando i controlli fisici sulle merci. Il regime TIR, dunque, riducendo file e attese, abbatte tempi di trasporto, costi  ed emissioni, ed è un importante strumento di attuazione degli obiettivi del WTO (World Trade Organization) e della Convenzione rivista di Kyoto.

Lo sportello unico doganale

Procede speditamente anche il progetto nazionale per modernizzare ed automatizzare tutto il sistema doganale egiziano, con un investimento di circa 80 milioni di euro. Il governo prevede, entro il prossimo giugno, l’entrata in servizio dello Sportello unico doganale nei porti più grandi del paese, che una volta insediato in tutti i nodi logistici marittimi e terrestri avrà un tasso di copertura di circa il 95% di tutte le merci importate nel paese, e l’istituzione di una white list di rilascio carico che comprende almeno 150 imprese. L’autorità doganale egiziana (ECA) sta mettendo a punto standard unificati tra i vari soggetti preposti ai controlli, per accelerare il processo di sdoganamento, che saranno operativi con congruo numero di funzionari in ogni centro logistico del paese. L’obiettivo è stabilire tempi di svincolo doganale entro un massimo di due giorni, grazie alla forte informatizzazione dei processi di controllo e di quelli bancari, alla implementazione di un sistema efficiente di gestione del rischio e a procedure che aprano, quando necessario il controllo fisico della merce, un contenitore una volta sola con tutti i soggetti coinvolti.

I porti a secco

Nel piano Vision 2030, l’Egitto ha messo in campo una strategia nazionale di sviluppo logistico infrastrutturale di enorme portata, che prevede l’ampliamento dei porti marittimi, la creazione di 8 porti a secco e di 5 zone logistiche integrate alle aree industriali, il tutto collegato via ferrovia.

Vuole diventare hub energetico regionale e hub del commercio globale, e per questo sta costruendo zone economiche con un programma in felice coincidenza con gli sviluppi di riavvicinamento regionale delle catene di produzione (reshoring), provocati dai problemi di approvvigionamento insorti con la pandemia.

La  General Authority Land and Dry Ports (GALDP) egiziana, che gestisce e coordina l’intero disegno di decongestionamento dei porti marittimi creando nuovi spazi nell’entroterra, che facciano aumentare la velocità di movimentazione delle merci, eliminando dispendiose soste, sta preparando un piano integrato per automatizzare tutti i porti terrestri in collaborazione con la statunitense Integrated Solutions Co.

Anche la fase di messa in opera dei progetti di realizzazione dei porti a secco si è già inaugurata, con la prima aggiudicazione per il DP6 Sixth Dry Port  Company, vinto dal consorzio costituito dalla tedesca DB Schenker Egypt, società dell’operatore ferroviario Deutsche Bahn AG, da El Sewedy Electric Co SAE, azienda egiziana che produce cavi integrati e prodotti elettrici,  e dalla 3A International, gruppo egiziano di spedizione e commercio. Il contratto di progettazione, costruzione e gestione con concessione 30 anni, è stato stipulato con la GALDP, nell’ambito del modello PPP, Partenariato Pubblico Privato, del Ministero delle Finanze egiziano.

Dopo l’aggiudicazione a inizio 2020, l’iter si è completato definitivamente con l’approvazione di un progetto di legge del Consiglio dei Ministri da parte del Parlamento a fine anno. Il porto a secco 6 Ottobre (DP6), con un investimento  di circa 180 milioni di dollari, si svilupperà su 400 acri di terreno, per diventare il più grande hub logistico di tutta l’Africa. Situato nella città del 6 Ottobre, città satellite nel governatorato di Giza, alle porte del Cairo, nonché ampia area di insediamento industriale, tra cui il polo delle case automobilistiche Suzuki, Nissan, Mercedes Benz e BMW, il porto a secco Sixth Dry Port  Company dovrebbe entrare in esercizio nel 2022, con capacità 720 container al giorno, 250.000 TEU all’anno, creando circa 3.500 nuovi posti di lavoro diretti e indiretti.

DP6 sarà collegato via ferrovia con il porto marittimo di Alessandria, ed è stato firmato un contratto per il rinnovo binari, Alessandria-Cairo, dalla italiana Salcef Spa del valore di 18 milioni di euro, in qualità di subappaltatore per Rowad Modern Engineering, società del gruppo Elsewedy. Questo progetto di rifacimento del principale corridoio merci egiziano, fa parte di una serie di lavori di modernizzazione della rete ferroviaria esistente, commissionati nel 2019 dalle Ferrovie Nazionali Egiziane.

DP6 sarà  dotato, inoltre, di un sistema di energia solare per l’elettricità, dello sportello unico doganale, di 13 zone specializzate per container, rinfuse secche e liquide, e di magazzini di stoccaggio polivalenti.

Nella seconda metà di quest’anno, invece, partirà la gara di aggiudicazione per la costruzione e la gestione del 10° Ramadan Dry  Port and Logistics Centre DP/LC, il porto a secco con annesso centro logistico che servirà le zone industriali del 10° Ramadan in collegamento ferroviario con i porti marittimi, togliendo molti mezzi pesanti dalla strada e abbattendo i costi di trasporto delle merci. Come dichiarato dal Presidente della GALDP, Amr Ismail, in una recente intervista rilasciata a DN Egypt, molti soggetti hanno già espresso il proprio interesse, tra cui AP Moller Capital, la società di investimento molto attiva in Africa del gruppo danese AP Moller che comprende Maersk, e una alleanza egiziano-italo-cinese che per prima propose il progetto nel 2019 al governo egiziano, di cui fa fanno parte la società di costruzioni egiziana Samcrete e l’italiana Interporto Campano. Il progetto servirà le zone industriali  della città 10° Ramadam e Port Said.

Il porto terrestre di Sallom

È stato anche completato quasi il 60% del porto terrestre di Sallom, che serve i collegamenti commerciali con la Libia. Un progetto sponsorizzato fortemente dal Presidente egiziano al-Sisi e totalmente finanziato dallo Stato con un investimento di 80 milioni di euro. Sallom diventerà un centro di rifornimento strategico per la ricostruzione della Libia e per i suoi approvvigionamenti alimentari.

I porti marittimi

Sul lato marittimo invece, nei mesi scorsi Hutchison Ports con sede a Hong Kong, che in Egitto già gestisce sul Mediterraneo i due terminal container distanti poche miglia tra loro ad Alessandria e ad  El Dekheila, durante una cerimonia in streaming a causa del Covid-19, ha stipulato un accordo con la Marina Militare egiziana per lo sviluppo e la gestione di un nuovo terminal container in acque profonde, all’interno della base navale di Abu Qir, un promontorio poco distante da Alessandria. Il terzo terminal di Hutchison in concessione per 38 anni, entrerà in funzione nel 2022,  con un investimento di 730 milioni di dollari. Esteso su un’area di 160 ettari, avrà una banchina di 1,2 km e capacità annua di 2 milioni di TEU.

Ad Abu Qir, in realtà, l’Egitto ha in progetto di costruire un vero e proprio nuovo porto, per il quale la società belga DEME, in consorzio con la società di ingegneria egiziana GIECO, si è già aggiudicata un grande contratto per la bonifica di 1.000 ettari di nuovo terreno e  l’approfondimento del fondale del canale di accesso al porto a 23 metri e del bacino di manovra a 22, dragando approssimativamente oltre 150mc. Il valore dell’opera è di circa 360 milioni di dollari. I lavori, invece, di realizzazione di 6,8 km di banchine per nuovi ormeggi, di 8,8 km di frangiflutti e di miglioramento del suolo saranno eseguiti da GIECO. Il completamento del progetto è previsto entro il 2023.

Intanto, a poca distanza, nel porto di Alessandria proseguono i lavori di realizzazione del più grande terminal multipurpose del Medio Oriente: l’Egyptian Company for Multipurpose Stations,  in cui si movimenteranno dai 12 ai 15 milioni di tonnellate di merci all’anno, il primo del genere ad essere implementato da mani e capitali egiziani. I lavori iniziati nel 2019 dovrebbero concludersi nel 2022. Il terminalista globale PSA attraverso l’ambasciatore di Singapore ha già espresso il proprio  interesse a gestire questa nuova infrastruttura, e si stanno sviluppando anche altre interlocuzioni, tra cui la francese Poloret , la tedesca Hella e il porto belga di Anversa.

                                                                                                     Giovanna Visco

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