Cambogia, Cina e Vietnam: la sfida delle biciclette viaggia via mare

Mi sono chiesta in questi tristi giorni di Sars Cov-2, se non fosse stato il caso di sospendere i miei scritti su merci e commodity, interdipendenze geopolitiche ed economiche globali, che fino a poco tempo fa hanno alimentato i flussi di traffico dei porti. Mi sono risposta che questa drammatica e gigantesca pausa, dagli esiti molto incerti, è anche un imprevisto spazio di osservazione e di riflessione sui sistemi che coinvolgono i destini di interi paesi e approdano nelle banchine portuali. Qui ne propongo un piccolo spunto.

A nord-est, ameno di 10 km dal confine con il Vietnam e a 50 km dalla capitale Ho Chi Minh City, a Tai Seng Bavet, una delle 5 aree zes del Regno di Cambogia, la taiwanese Speedtech Industrial dal 2013 lavora i telai delle bici statunitensi Specialized Bicycles Components. Con una capacità produttiva a pieno regime di 2.000 bici al giorno, imbarca i carichi dal porto vietnamita Cat Lai Ho Chi Minh, distante da Bavet 4-5 ore di camion.

La Speedtech è transfuga dal Vietnam, come la A&J, che in Cambogia, uno dei 49 paesi più poveri del mondo, ha implementato la produzione completa di bici di fascia medio-alta, similmente adaltre imprese taiwanesiche assemblano e producono per importanti marchi Usa ed Ue, come Trek Bicycle, Bianchi, Scott Sports, Felt Bicycles, Rocky Mountain Bicycles,Norco Bicycles, Kona Bikes. Già molto forte nell’abbigliamento sportivo per ciclismo, la Cambogia è diventata in pochi anni quinto esportatore mondiale di biciclette, dopo Cina, Taiwan, Paesi Bassi e Germania, ma eccetto il telaio, materiali e gran parte della componentistica vengono importati da altri paesi. Il ciclo asiatico della bicicletta è un grande network transnazionale, i cui gangli produttivi sono Cina, Taiwan, Vietnam e Cambogia, riforniti per materie prime e semi lavorati da Australia, Svezia, Giappone,Corea del Sud, Malaysia, Indonesia e Thailandia.

La convergenza in Cambogia dei principali impianti produttivi di biciclette ha inizio nel 2005, al varo delle misure antidumping dell’Unione europea, sull’import dal Vietnam che si è accelerata ai primi segnali della guerra commerciale Usa-Cina e le conseguenti politiche doganali dell’amministrazione Trump, che hanno convinto molte imprese produttive ad emigrare dalla Cina nei paesi sud-est asiatici. Nonostante abbia un tasso di produttività inferiore a quello cinese e maggiori distanze terrestri dai porti di sbarco/imbarco, la produzione di biciclette in Cambogia resta competitiva sui mercati occidentali, rispetto alle biciclette cinesi caricate dai dazi. Per questo la statunitense Trek Bicycle poco prima dello scoppio della pandemia Sars Cov-2, ha annunciato l’intenzione di traslocare dalla Cina in Cambogia, la produzione di almeno 200.000 bici; mentre la Shangai General Sports sta già facendo i bagagli, per aprire uno stabilimento di 122.000 metri quadrati nei pressi della capitale Phnom Penh, in joint con la statunitense Kent International, che prevede di trasferirvi circa il 60% della sua produzione di circa 3 milioni di bici all’anno entro il 2022 (pianificazione precedente al coronavirus).

Nel 2019 gli Usa hanno importato dalla Cambogia 264.000 biciclette, il doppio dell’anno precedente, e dal Vietnam 104.000 dallo zero dell’anno precedente. La crescita delle esportazioni delle biciclette cambogiane è sostenuta anche dall’accordo europeo EBA (Everything But Arms) che agevola gli scambi, eccetto armi, con i paesi meno sviluppati, esentando l’import dei loro prodotti da dazi e contingenti. A condizione che abbiano almeno il 40% dei componenti prodotti in loco, le bici made in Cambogia godono diampi margini, tanto più che l’anno scorso l’Unione europea ha deciso di rinnovare per altri 5 anni i dazi antidumping sulle importazioni di bici cinesi. Decisione presa a protezione dell’industria europea, inserendo nelle maglie doganali anche talune spedizioni daipaesi del sud est asiatico, per impedire allamerce di utilizzare canali alternativi per bypassare i dazi di aliquota tra il 19 e il 45%. 

Ma l’accordo EBA con il Regno è condizionato al rispetto dei diritti umani e politici. Ripetute denunce di violazione di tali diritti perpetrate sia dalle imprese che dal governo cambogiano, guidato dalla caduta del Khmer Rosso, oltre 30 anni fa, da Hun Sen, hanno indotto la Commissione europea a revisionare l’accordo. La proposta di sospensione dei dazi agevolati, che ora dovrà essere ratificata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Eu, per il momento salva l’importdelle biciclette. Questo ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla CBC, consorzio formato da A&J, Smart Teche SpeedTech Industrial che dà lavoro a circa 6.000 operai, nato per fare opera di convincimento presso l’Unione europea sul livello di responsabilità sociale dei produttori cambogiani del settore verso i diritti dei lavoratori. Intanto il governo sta gradualmente allentando le morse della repressione, e ha tolto dalla detenzione carceraria il leader di opposizione Ken Sokha. 

Ma la situazione resta fragile, anche alla luce dell’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio Vietnam-Unione europea, che dovrebbe partire a luglio prossimo, e che potrebbe spingere alcune imprese a tornare in Vietnam. La contromossa del governo di Phom Penh è orientata alla strutturazione domestica del ciclo industriale completo, e a fine anno si è incontrato con la Special Bicycle Components. L’obiettivo è anche quello di abbassare i costi di produzione del prodotto finito e iniziare un processo di indipendenza che tagli l’import della componentistica, che grava suldeficit del paese, analogamente a tutti i paesi svantaggiati, che devono importarela gran parte di quanto necessario al manifatturiero destinato all’export.

Sorpassando Taiwan, che mantiene lo scettro della nicchia delle e-bike, dal 2017 il Regno di Cambogia è primo esportatore di biciclettenell’Unione Europea, prodotte per le grandi case negli stabilimenti A&J, Asama, Worldtec Cycles, e Strongman, che annovera tra i suoi clienti Zeg (Zweirad Einkauf Genossenschaft), la più grande cooperativa di concessionari in Europa con 1000 affiliati in Germania, Austria, Benelux, Francia, Italia. Nel 2018 il Regno ha esportato nei paesi UE circa 1,5 milioni di bici e 835.000 nella prima metà 2019. In condizioni climatiche difficili e di lavoro al limite della schiavitù, con salari giornalieri che si aggirano a poco più di 5 euro, il Regno non conosce cali di produzione, che ha pochi progetti con specifiche elevate, che sarebbero un fattore di riduzionedeiritmi di lavorazione troppo accelerati a cui sono sottoposti i lavoratori.

In questi giorni, anche la Cambogia è alle prese dei primi casi di contagio da Covid-19, come il resto dei paesi del sud-est asiatico. Al momento non ha imposto il blocco totale di tutto il paese, ma ha messo in campo politiche di prevenzione, quali chiusura di scuole e punti di ritrovo, lavoro da casa, quarantene per chi proviene da paesi contagiati, rilevazione temperatura, richiesta ai suoi migranti all’estero, 2 milioni solo in Tailandia, di evitare di rientrare nel paese, mentre Tailandia e Vietnam, paesi con cui confina insieme al Laos, hanno chiuso i confini. Tutto il sud-est asiatico è in subbuglio, con tutto il suo carico di milioni di persone povere. Non si può prevedere come sarà il mondo a bufera passata, ma intanto appuntiamoci come è stato fino a poco fa, per essere attrezzati a ricostruirne uno migliore.

Giovanna Visco

Questo articolo è stato pubblicato da ShipMag il 25 marzo 2020

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