Proliferano i patti, ma pare mancare proprio quello maggiormente necessario alla collettività per affrontare questo tempo: un Patto con il quale ognuno si impegni ad abolire la pigrizia intellettuale e l’imprecisione delle affermazioni.
L’ambiguità impera nelle dichiarazioni e nei ragionamenti, facendo godere a tutti del beneficio della interpretazione a maggior convenienza, in un processo di auto-manipolazione manipolata, che deresponsabilizza l’autore della dichiarazione e colpevolizza l’interprete sulle conseguenze negative.
Piuttosto che di bufale, che contengono in sé la possibilità di essere confutate, questo tempo è inflazionato dalla grossolanità, che ingrassa l’ignoranza e il pressappochismo a colpi di accetta e familiarizza con l’assolutismo, il preconcetto e la superstizione ideologica.
La scrupolosità del dubbio è messo all’indice dai giocolieri della politica, concentrati quotidianamente a cercar legna nel bosco, da gettare sul fuoco delle rigide certezze populistiche e razziste. Si diffonde l’inquietante autoritarismo del più forte e della maggioranza, che vorrebbe azzerare la ragione e il bene comune in una semplicistica somma aritmetica.
Tra i ceppi del bosco, grazie soprattutto al soccorso mediatico di politici sull’uscio come Renzi e Grillo, il Patto Trasversale per la Scienza lanciato da Guido Silvestri e Roberto Burioni: breve decalogo di regole, che letto nelle pieghe della sua ambiguità, rivela un portato di brutale censura.
Di seguito una riflessione che segue il testo del patto, reperito in Internet e verificato su vari siti.
Testo
Noi sottoscritti rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche italiane, affinché sottoscrivano il seguente Patto Trasversale per la Scienza e si impegnino formalmente a rispettarlo, nel riconoscimento che il progresso della Scienza è un valore universale dell’umanità che non può essere negato o distorto per fini politici e/o elettorali.
Poi prosegue:
Patto Trasversale per la ScienzaTutte le forze politiche italiane si impegnano a sostenere la Scienza come valore universale di progresso dell’umanità, che non ha alcun colore politico, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili.
Riflessione – È dal XVII secolo che la scienza si è scissa dalla filosofia, intraprendendo un percorso indipendente, svincolato dal pensiero metafisico, dal sistema dei valori sociali e dall’etica. Da allora non è più l’esercizio di pensatori alla ricerca della comprensione di ciò che è vero, osservando la vita e la morte dell’essere umano, come della natura, all’interno di un sapere universale. Da allora la scienza è ricerca sempre più specialistica, basata su proprie teorie, su metodi di sperimentazione riproducibili, su dimostrazioni fino a prova contraria, seguendo propri paradigmi indipendenti e finalizzati a se stessi.
Desta sconcerto, dunque, che qualcuno possa immaginare la Scienza capace per se stessa “di progresso della umanità”, con lo scopo di aumentare “la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita degli esseri umani”. Il progresso della umanità, cioè dell’essere uomini, e il miglioramento della qualità della vita, auspicabilmente di tutti gli esseri viventi del pianeta, dipendono dalle scelte politiche riguardo l’utilizzo pratico delle scoperte scientifiche, l’accessibilità sociale di esse, e i possibili loro effetti non solo nel presente ma anche nel futuro.
E’ dunque questione eterea il modo in cui, in questo caso le forze politiche italiane, dovrebbero intendere il sostegno della scienza, visto che un assenso è privo di senso, e che l’attività scientifica e gli effetti delle sue applicazioni non sono circoscrivibili in caratteristiche nazionali, ma si sviluppano in seno alla comunità scientifica, che per definizione e per necessità è intercontinentale e indipendente.Né può essere messo in un terreno di neutralità il fatto che la scienza abbia bisogno ingente di finanziamenti per esistere. I finanziamenti sollecitano filoni scientifici e ne soffocano altri, filoni spesso contraddistinti dalle volontà di difesa/offesa degli Stati, o dalle necessità di mercato di potenti gruppi industriali, tra i quali chimici e i farmaceutici.
La scienza in sé non ha etica, lo scienziato forse. Non si possono dimenticare le sperimentazioni top secretfatte su persone, gruppi, popoli, animali e territori, in nome del progresso della scienza. È la scienza che si vuole, quella che taglia le corde vocali degli animali per non sentirne i lamenti nei laboratori di ricerca o che desertifica vaste aree per testare l’ultimo ritrovato? Non si può oscurare il fatto evidente che la scienza non solo è politica, ma ne assume anche il colore: il nazista Josef Mengele era e si considerava uno scienziato.
Con ciò non si intende criminalizzare o demonizzare la scienza, ma occorre riflettere sul fatto che essa nel suo dispiegarsi è storicamente determinata, non è apolitica, non è portatrice di valori positivi in sé, e che talvolta è complice diretta di comportamenti criminali: gli scienziati non sono immuni dalla cultura in cui vivono e lavorano, dai loro personali desideri, dalle loro credenze politiche o dalla loro religione, tutti fattori che condizionano lo sguardo di chi conduce una qualsiasi ricerca, scientifica o meno.
Migliorare la qualità della vita per tutti o solo per alcuni è una questione politica e non scientifica, quindi necessariamente oggetto di critica e di discussione pubblica nel suo dispiegarsi pratico.
Testo
Nessuna forza politica italiana si presta a sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica, come il negazionismo dell’AIDS, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sull’evidenza scientifica, ecc…
Riflessione – La politica e le forze politiche avrebbero il compito complesso di occuparsi di salute e di benessere, auspicabilmente di tutti nessuno escluso, ma suscita perplessità quanto il Patto attribuisce alla politica sul discernere le forme di pseudoscienza/pseudomedicina che comprometterebbero la salute pubblica. La salute pubblica si esplica attraverso istituzioni e apparati, in base a regolamenti, norme e leggi, servizi di controllo ed erogazione.
Dunque, è espressa sulla base di scelte normate, presumibilmente sul quel che è migliore o meno peggio di altre alternative, che devono poter essere messe in discussione per nuovi sviluppi medico-scientifici o per evidenze negative. E siccome è materia che incide in modo diretto sulla vita di ognuno, inevitabilmente passa il setaccio di opinioni, desideri, aspettative e comportamenti di ognuno. Mettere in discussione la prassi sanitaria è un diritto ed un monito che va salvaguardato, aprendo dibattiti e confronti e zone franche in cui la discussione è libera a prescindere dalle competenze.
La storia scientifica è costellata di rotture e di traumi, provocati da nuove scoperte e nuove teorie, che sovvertono i paradigmi comunemente accettati, e per questo osteggiati dalla stessa comunità scientifica prima di essere accolti. Anche le società civili oppongono resistenze a ciò che viene definita evidenza scientifica: religione, convinzioni, abitudini, interessi economici o di casta possono esserne barriere, che richiedono coraggio, fatica, tempo e confronto per poter essere brecciate. La scienza per tautologia è dubbio e messa in discussione di quel che si conosce e si ritiene comprovato, le società degli uomini benché storicamente determinate sono tendenzialmente paurose del mutamento. C’è un conflitto che per essere rimarginato ha bisogno di dialogo e di libertà di scelta consapevole.La politica per ragioni di salute pubblica può rendere obbligatori vaccini e terapie, ma non può impedire il libero pensiero e la critica dei destinatari di questi provvedimenti, nè impedire l’espressione di logiche diverse da quelle scientifiche, che sollevano dubbi, evidenziano contraddizioni ed esprimono perplessità sui protocolli, sulle qualità/efficacia farmacologiche, sulle diagnosi mediche. Il medico, la medicina o la scienza non possiedono la verità, ma un insieme di conoscenze che probabilmente porteranno a dei risultati; sono portatori di una speranza di cui le persone hanno consapevolezza.
Gli ambiti nei quali si sollevano legittimi dubbi e perplessità non sono pochi: le sperimentazioni, le casistiche e gli utilizzi farmacologici governate delle lobbie industriali e dai loro interessi di profitto e di mercato; le differenze tra Paesi e territori riguardo protocolli e terapie per medesime patologie diagnosticate; la fuga (per fortuna) di notizie che evidenziano effetti collaterali negativi di farmaci, alimenti e apparecchiature. L’instabilità e l’imprevedibilità che caratterizza la scienza ha bisogno della critica politica collettiva, per renderla sempre più trasparente ed intellegibile, per darle quell’etica di cui è priva.
Testo
Tutte le forze politiche italiane si impegnano a governare e legiferare in modo tale da fermare l’operato di quegli pseudoscienziati che con affermazioni non-dimostrate ed allarmiste, creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica.
Riflessione – Cosa significa politicamente fermare chi dissente senza scopi manipolativi o di lucro? Istituire processi e prevedere carcere per chi la pensa diversamente? Zittire in nome della scienza chi vuol dire la sua? La medicina fondamentalmente si basa su casistiche e su medie aritmetiche, cioè sull’universo probabilistico. Ciò non implica che sia sbagliata o negativa, ma che procede per ipotesi altamente probabili, da dimostrare con il successo terapeutico caso per caso. La relatività che sottende la salute confligge direttamente con presidi, ospedali e cliniche che assomigliano ad autofficine o catene di montaggio disumanizzate, e con la legge del profitto da capogiro che ha reso mercato economico la prevenzione e la cura delle malattie.
È sconcertante la riduzione a pseudo scienziato di chi esprime paure e dubbi che attraversano l’esistenza di chiunque e di tutti riguardo la salute, la malattia, il dolore, la morte.
L’affermazione delle regole di igiene e sanità richiedono educazione sociale, mentre la fiducia nelle prassi di prevenzione, trattamento e cura sanitaria, nessuna delle quali si può assurgere a certezza, necessita di confronto e di dibattito pubblico, oltre che di quello medico-paziente, in una rapporti simmetrici di pari dignità, tra essere umani pensanti. Il pensare di fermare l’operato di chi dissente con leggi e coercizioni, riecheggia una società di sudditi, tanto più che non si pone alcun accento sulla necessità di fermare e bloccare i tanti casi di malasanità, esempi concreti di pseudoscienza sulla pelle delle persone.
Testo
Tutte le forze politiche italiane si impegnano ad implementare programmi capillari di informazione sulla Scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori, ed ogni categoria di professionisti della ricerca e della sanità.
Riflessione – Richiedere l’intervento di comunicatori, divulgatori e professionisti del settore non meglio identificati, mette la scienza sul piano del convincimento piuttosto che della comprensione, prospettando scenari manipolativi non dissimili nella sostanza da quelli dei cosiddetti fattucchieri, o peggio dei predicatori. La scienza non è una religione.
Le scienze in Italia si studiano a scuola almeno sin dalle elementari, se non dall’asilo attraverso giochi ed attività. I programmi scolastici scientifici, e non, sarebbero dovuti essere sempre aggiornati periodicamente dai politici al governo, e lo studio e l’approfondimento scolastico contribuiscono a far sedimentare e strutturare il pensiero e la capacità critica di ogni persona.
La riduzione di questo processo fondamentale per il progresso umano collettivo ad informazione scientifica capillare, è poi inquinato da dinamiche pubblicitarie e consumistiche, che non cautelano la salute pubblica e diffondono un pretestuoso quanto fittizio sapere medico-scientifico ad uso e consumo delle speculazioni delle aziende farmaceutiche e delle istituzioni sanitarie, sempre più simili ad industrie manifatturiere della malattia, che hanno diffuso il consumismo del fai da te del farmaco da banco, che dà luogo ad abusi e dipendenze.
Testo
Tutte le forze politiche italiane si impegnano affinchè si assicurino alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base.
Riflessione – Quanti filoni comprende la ricerca biomedica? Quanti la scienza in generale?
Che cosa finanziare con il denaro pubblico e cosa no è una scelta politica, che non può essere affidata al semplice verbo del raddoppio.
Seguendo l’incedere finale del patto, specialmente in Italia, perché non far precedere i finanziamenti dall’esame della correttezza dei concorsi, della produttività di molti ricercatori, della qualità dei loro studi, della gestione dei materiali e delle attrezzature, delle logiche con cui vengono spesi i soldi?
Questo non per sacrificare la scienza, ma per darle un senso di realtà.
Giovanna Visco
NB: questo articolo è stato scritto il 19 gennaio 2019