Le grandi idee della presidenza portoghese per l’Europa

Dal 1° gennaio la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea è passata dalla Germania al Portogallo, per la quarta volta dal suo ingresso in UE nel 1986. A condurla sarà il governo portoghese, espressione di minoranza del partito socialista, sostenuto in Parlamento dal blocco della sinistra.

Coincide con un semestre decisivo per l’Unione Europea, in cui è necessario mettere in pratica sul medesimo campo le iniziative contro la pandemia e quelle per la ripresa, assumendosi la responsabilità, come sottolineato dal Ministro degli Esteri portoghese Augusto Santos Silva al Financial Times, di realizzare le decisioni strategiche assunte durante la presidenza tedesca e rafforzate dal nuovo bilancio UE e dall’accordo post Brexit.

“E’ ora di agire per una ripresa equa, verde e digitale” è il motto twittato dal Primo Ministro Antonio Costa, che esprime lo spirito con il quale il Portogallo accoglie la presidenza di turno. Intende adempiervi con gli strumenti finanziari e di bilancio a disposizione, e con un forte impegno nel welfare europeo per la transizione energetica e digitale, che ha già incassato l’appoggio della Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. Proprio sulle politiche di digitalizzazione, il paese ha accumulato diverse esperienze da condividere, maturate seguendo una roadmap specifica, che include una sandbox (ambiente di prova) avviata nel 2020 per testare tecnologie emergenti, come intelligenza artificiale, Big Data e blockchain, su cui costruire un quadro legislativo di sostegno e una pianificazione delle zone franche tecnologiche per la ricerca e sviluppo.

Come spiegato da Costa nel suo primo messaggio ufficiale, “è tempo di agire insieme come comunità di valori e di prosperità condivisa”, con un ritorno alla globalizzazione colpita nel 2020, da compiere con la progressione di una “autonomia strategica, per un’UE aperta al mondo”. Il Portogallo è un piccolo Stato all’estremità sud occidentale dell’Europa, affacciato sull’Oceano Atlantico con una lunga esperienza di relazioni internazionali, che unitamente al suo essere periferico rispetto ai grandi interessi nazionali europei, potrebbe svolgere un importante ruolo di mediazione per giungere a compromessi e soluzioni di solidarietà e di consapevolezza sociale. Le sue azioni si svilupperanno entro 5 grandi linee: Europa resiliente, Europa verde, Europa digitale, Europa sociale, Europa globale.

Il coronavirus

Come spiegato da Silva, sarà data massima priorità al piano di vaccinazione di massa anti covid-19 gratuita ed universale, e alla persuasione dei cittadini ad usare le mascherine e seguire altre misure, necessarie ancora per molti mesi. Nel contempo, si lavorerà all’implementazione rapida del nuovo budget e dei pagamenti per il coronavirus, di cui c’è disperato bisogno.

Parallelamente, sarà data massima priorità agli investimenti produttivi con il fondo Recovery Fund  da 750 mld di euro, di cui circa 26 miliardi destinati al Portogallo, insieme ad altri programmi inclusi nel piano di spesa settennale da 1,8 trilioni di euro, entrambi approvati sotto la presidenza tedesca. 

La dimensione sociale dell’Europa

Silva ha anche sottolineato l’importanza di dimostrare che l’Europa è una democrazia liberale socialmente avanzata, con una identità non limitata alla economia di mercato ma di forte dimensione sociale, che è il miglior antidoto contro il populismo. In maggio la presidenza portoghese ha già calendarizzato un vertice sociale a Porto, sui diritti e le protezioni sociali e la promozione di una maggiore solidarietà europea.

La solidarietà, infatti, è un tema centrale del governo portoghese, che dal 2015 segue una agenda politica di benessere sociale, con cui ha conseguito importanti risultati anche in termini economici, prima che la pandemia ne spazzasse via i benefici. A inizio 2020 il paese registrava un avanzo di bilancio dello 0,2%, cancellato dalla Sars Cov-2 colpendo il cuore di un importante traino economico: il turismo, che nel 2019 aveva prodotto il 14% del Pil portoghese. Il tasso di disoccupazione ha superato il 7%, invertendo il trend di discesa costante attestatosi nel 2019 al 6,5%, mentre il debito pubblico ha raggiunto il 131% del Pil. La pandemia ha ridotto complessivamente il Pil portoghese dell’8,5%, che invece nel 2019 aveva registrato una crescita del 2,2%, nel percorso di riduzione della distanza dal Pil medio europeo di circa il 20%.

La banca centrale del Portogallo ritiene possibile entro fine 2022 il pieno recupero dell’economia del paese in crisi non strutturale, a condizione che l’evoluzione della pandemia regredirà e sarà rapida la velocità delle vaccinazioni, per la ripresa delle esportazioni crollate di oltre 20%, maggiori investimenti calati di circa 3% e maggiori consumi privati, in calo stimato del 7%. Per affrontare la crisi il Portogallo riceverà fondi europei equivalenti al 3,4% del suo Pil fino al 2023.

La politica internazionale

Sul piano diplomatico internazionale, la presidenza portoghese punta a rafforzare i legami UE con l’India per un maggiore equilibrio geopolitico ed è stato fissato in Portogallo per il prossimo 8 maggio il vertice Ue-India, finalizzato alla ripresa dei negoziati sull’accordo di libero scambio, da tempo in stallo, ora che con la Brexit si sono rimossi alcuni ostacoli tariffari. L’attenzione portoghese per l’India è collegata al suo passato colonialista, protrattosi fino al 1961 con il possedimento dello Stato dell’India portoghese con capitale Goa, da cui proviene la famiglia dello stesso Costa, che nel 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria indiana da Narendra Modi. Alcuni osservatori ritengono che il rafforzamento dei legami con l’India aumenti l’influenza europea nei colloqui commerciali con la Cina, con la quale da poco ha raggiunto l’accordo di principio CAI sugli investimenti.

Secondo il Portogallo, indipendentemente dal fatto che il CAI crei attriti con la nuova amministrazione Biden, le questioni che dividono UE e Stati Uniti sulle società Big Tech o sull’accesso ai contratti pubblici statunitensi, non cambieranno, ma potrebbe cambiare il modo con cui saranno affrontate, lasciando alle spalle gli anni dell’Amministrazione Trump, in cui gli europei sono stati considerati avversari.

La visione di autonomia strategica europea del Portogallo, sarà rivolta a scongiurare le dipendenze emerse nel corso della pandemia verso Usa e Cina, con il rafforzamento delle piccole e medie imprese cuore dell’economia europea, anziché costruire campioni europei, stringendo un numero maggiore di accordi commerciali equilibrati. 

Ciononostante, il Portogallo ha un rapporto amichevole e pacifico con la Cina da oltre 500 anni, sopravvissuto anche al ritorno volontario nel 1999 di Macao, ex provincia portoghese d’oltremare, alla Cina. Negli ultimi anni il Portogallo ha attratto molti uomini d’affari cinesi, diventati cittadini portoghesi con il “visto d’oro o golden visa, che a fronte di investimenti immobiliari di almeno 500.000 euro consente  di richiedere la residenza permanente e un passaporto UE. Nel pieno della crisi 2010, la Cina soccorse il Portogallo, messo sotto pressione dalla Commissione Europea per la vendita dei beni statali, con ingenti investimenti in molti settori, tra cui elettricità, petrolio, trasporti, servizi finanziari, assicurazioni, sanità, immobiliare, ospitalità e media, facendo del Portogallo il principale destinatario pro capite degli investimenti cinesi in Europa. Gruppi cinesi detengono quote rilevanti nelle utility elettriche, l’interscambio bilaterale sino-portoghese nel 2018 ha superato i 10 miliardi di dollari, incrementato del 7% rispetto all’anno precedente, mentre nel 2019 il Portogallo è stato il primo paese dell’eurozona ad emettere i Panda bond, obbligazioni denominate in renminbi, seguito dall’Italia. 

Nel 2020 gli USA hanno lanciato un avvertimento al Portogallo di desistere dalle  tentazioni di aprire alla rete 5G di Huawei, pena l’imposizione di sanzioni alle società portoghesi con investimenti cinesi. In Europa l’idea che si debbano limitare investimenti cinesi in aree strategiche è diffusa, e l’accordo sugli investimenti CAI aiuta anche a limitare talune aree agli investimenti cinesi, aprendo contemporaneamente quelli europei in Cina, rimediando allo squilibro. 

Infine, sarà prestata particolare attenzione all’Africa, “continente più vicino e complementare” all’Europa. Il Portogallo punta a replicare il vertice UE-Africa che promosse la sua precedente presidenza, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del Regno Unito post Brexit, che mira a diventare il principale partner di investimento dell’Africa. L’obiettivo da portare a compimento è la ripresa dell’accordo di partenariato di Cotonou, la cui applicazione è scaduta a dicembre 2020, riguardante le relazioni UE con i paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP), finalizzate all’eliminazione della povertà e all’integrazione progressiva nell’economia mondiale di 79 paesi, di cui 48 dell’Africa subsahariana.

Riguardo il Regno Unito, la presidenza portoghese è fiduciosa sull’avvio di una nuova relazione post Brexit, di convergenza negli ambiti difesa, polizia, lotta al terrorismo e altre questioni internazionali, più importanti delle discussioni sulle quote pesca con la Francia.

Riforma del sistema migratorio

In agenda anche il tentativo di sbloccare lo stallo dei negoziati sulla riforma del sistema migratorio dell’UE, annunciata a settembre dalla Commissione: alcuni Stati membri vorrebbero chiudere completamente l’Europa alla migrazione o accettarla in base a nazionalità, religione o cultura, opzioni per il Portogallo ed altri paesi inaccettabili.

Adozione finale della legge europea sul clima

Sarà data centralità anche all’adozione finale della legge europea sul clima, pietra angolare del Green Deal europeo che azzera l’emissione dei gas a effetto serra entro il 2050, il cui testo ha ottenuto l’avallo dei ministri dell’ambiente il 17 dicembre scorso ed è stato oggetto di negoziazione per il testo definitivo tra presidenza tedesca e europarlamento, che ne ha chiesto un aumento del taglio delle emissioni al 60% entro il 2030.

Infine, si tenterà di redimere la spinosa questione sorta per le spinte di Polonia e Ungheria di ribaltamento delle nuove regole UE sul rispetto dello Stato di diritto per l’accesso ai fondi, con la consapevolezza, sottolinea ancora Silva, che le forze che mettono in discussione i valori europei stanno crescendo in Portogallo, Francia, Spagna, Germania, Paesi Bassi e altrove.

                                                                                             Giovanna Visco

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