Anno nuovo

Un comunicato dell’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati  e Invalidi del Lavoro), membro del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INAIL, ha evidenziato la triste cronologia di questo Natale: 23 dicembre un operaio di 60 anni a Piedimulera muore travolto da una vettura mentre riparava un guasto della fibra ottica e un altro di 56 anni ricoverato in condizioni molto critiche a Saronno, vicino Varese, per una caduta da un vano montacarichi;  il 24 dicembre a Malcesine in provincia di Verona, un operaio di ben 66 anni, Kujtim Aliraj, muore cadendo da un’impalcatura di 3 metri; il 25 dicembre a Licata un agricoltore di 57 anni viene travolto da una balla di fieno di circa 400 kg; il 27 dicembre a Bollate un operaio di 52, Hund Yousri, muore schiacciato da una pressa di demolizione auto.

Tutte persone che non torneranno mai più a casa. Ancora una volta un nuovo anno si apre trascinandosi il pesante fardello dei 365 giorni precedenti, e di quelli prima ancora, pieni di lavori umiliati e di circa 3 persone morte sul lavoro al giorno.

È ancora presto per conoscere il dato consuntivo, ma il pronostico si annuncia drammatico. Nei soli primi 9 mesi del 2022 le denunce infortunio sul lavoro sono aumentate di oltre il 35% (536.002 denunce rispetto a 396.372 del 2021), mentre i caduti sul lavoro sono stati 677 in leggera flessione sull’anno precedente, che comprendeva anche le morti per Covid. Le morti in itinere, invece, sono in sensibile aumento, che denunciano condizioni di lavoro al limite, essendo strettamente correlate a sovraccarichi e turni massacranti di lavoro.

Questi numeri non si producono dal nulla o da disgraziate fatalità, ma sono la peggior conseguenza di una situazione di degrado generalizzato del lavoro e di sfruttamento intollerabile, entrambi brulicanti sfacciatamente nel paese. Le morti e i ferimenti dei lavoratori si verificano tra schiene spezzate dalla fatica e doglianze ipocrite, ingombrando la quotidianità del lavoro, già colma di accuse infamanti contro chi si rifiuta di lavorare molte più ore delle lunghe 8 giornaliere vigenti in Italia e senza giorni di riposo regolari,  di porte chiuse in faccia a chi non ha una formazione “chiavi in mano”, di milioni di lavoretti e precarietà a chiamata, somministrata o occasionale, via via fino al lavoro nero o alla sua forma illegale alternativa, quella del fuoribusta anche del 50% dello stipendio. A questo si aggiunge il disgraziato lavoro sotto il caporalato e le cooperative spurie, ben note in agricoltura e nella logistica. A completare il quadro, e in virtù di un natale che sembra rendere la politica piena di bontà verso i datori di lavoro, si aggiunge il rinverdimento dei voucher, senza più limiti per agricoltura e turismo. Ora estesi anche a discoteche e affini, i compensi annui erogabili dai datori sono stati raddoppiati fino a 10.000 euro, così come il limite dei dipendenti subordinati a tempo indeterminato alzato da 5 a 10. Insomma, pare proprio che l’impegno profuso dai governi italiani sia massimo per garantire un avvenire di miseria a milioni di persone, che dopo una vita lavorativa di scarsi salari e umiliazioni sociali, dovranno affrontare una vecchiaia con una pensione che non consentirà loro nemmeno di coprire le spese alimentari di un mese. Ma che importa, ci penserà la Caritas, in un sistema-paese sempre più coerente e appiattito sul ritorno dello sfruttamento e del misero stipendio, che per alcuni significa non poter avere nemmeno un letto decente su cui dormire, ritoccato a ogni rinnovo di contratto con poche decine di euro, spacciando un’elemosina per una grande conquista.

Attualmente, le preoccupazioni principali datoriali pare riguardino  soprattutto  la difficoltà di reperire personale adeguato da assumere. I dati del Rapporto Excelsior 2022 diffusi in anteprima da Il Sole 24 Ore, mostrano che il 60% delle imprese che vorrebbero assumere, nel 41% dei casi non riesce a trovare profili disponibili oppure preparati adeguatamente. Commercio, riparazione veicoli, metallurgia e lavorazione metalli, legno e mobili, costruzioni e servizi informativi sono i settori in cui le rilevazioni  Unioncamere denunciano maggiori difficoltà, ma in generale anche specialisti e manager scarseggiano e si impiegano mesi prima di trovare il candidato ideale. Unioncamere prevede che da qui al 2026 mancheranno 50mila laureati all’appello, ma qualcosa non quadra, se l’Ocse, sottolineando che la penuria di manodopera specializzata è mal comune di diversi paesi, rileva che in Italia il problema è inverso, e cioè che i candidati spesso sarebbero troppo qualificati per le posizioni offerte. Questo spiegherebbe perché molti laureati vengono impiegati in attività di routine.

Anche il Cnel nel suo XXIV rapporto rileva l’aumento delle difficoltà a reperire personale da assumere, sottolineando che nei primi 9 mesi 2022, su circa 420milla assunzioni programmate oltre il 40% risultava di difficile reperimento e teme possibili rallentamenti nell’implementazione del PNRR se l’offerta non aumenta. Allo stesso tempo, nota che l’aumento su base annua del numero di occupati (+637mila nel secondo trimestre) è accompagnato da un ampio ricorso a forme di orario ridotto, tra cui casse integrazioni e part time involontario. Anche qui qualcosa non torna.

Le cause della penuria di candidati da assumere sono attribuite allo scollamento tra formazione e mondo produttivo, e al peggioramento della alternanza scuola-lavoro, che nemmeno ha risparmiato la vita di alcuni studenti che si sono feriti o sono morti durante lo svolgimento del lavoro della loro alternanza. Potrebbe essere che molte aziende chiedono gente già formata, operativa subito perché non vogliono investire nella formazione dei propri dipendenti; perché prevedono lavori a tempo determinato estremamente flessibili e comunque non sufficientemente lunghi per ammortizzare il costo del cosiddetto capitale umano? Siamo di fronte al lavoro usa e getta? Da più parti si indica tra le soluzioni di allineamento domanda-offerta di lavoro, quella di far conoscere alle famiglie e ai ragazzi le opportunità di lavoro del territorio. In tal modo si potrebbero preventivamente formare i futuri lavoratori, senza neanche pensare, che al di là del diritto a una libera istruzione, molti giovani destinatari dei desiderata datoriali, hanno elementi di realtà discordanti, crescendo in famiglie in cui si vive di precarietà del lavoro e di difficoltà ad arrivare a fine mese. Una tale falla difficilmente passa inosservata, e i giovani, anche a costo di essere stigmatizzati mammoni, sfaticati e viziati, spesso rifiutano sistemi e proposte al limite della schiavitù.

Tutto questo rende lecito pensare che in Italia da tempo si stia strutturando un meccanismo di colpevolizzazione sociale e di de-valorizzazione del lavoro, finalizzato a rendere malleabile, (o forse si dovrebbe dire flessibile?), chiunque sia disoccupato (perché un lavoro di trova sempre non importa cosa o a quali condizioni), chiunque non trovi un lavoro (perché non è disponibile a trasferirsi altrove), chiunque chieda il reddito di cittadinanza (perché sceglie di essere un mantenuto dallo Stato), chiunque sia per il salario minimo (perché è il mercato che deve stabilire fino a che punto è possibile sopravvivere).  

In tale contesto, svetta il primato italiano di essere l’unico paese dell’area Ocse in cui dal 1990 al 2020 il salario medio è diminuito del -2,9% all’anno, come nota l’INAPP, che ha anche sottolineato l’efficacia positiva del salario minimo e di una politica industriale, mentre in Francia e Germania sono cresciuti rispettivamente del 31 e del 34 %. Il solo divario 2012-2020 di crescita salari tra paesi Ocse e Italia ha toccato quasi il 20% (19,6%).

Nel periodo 1990-2021, secondo il World Ineguality Database (WID), la quota di reddito totale detenuta dal 50% più povero della popolazione italiana è passata dal 18,9 del 1990 al 16,6 del 2021, mentre quella dell’1% della popolazione più ricca  è aumentata del 60%. E’ in questo indegno gap che fecondano le morti e i feriti sul lavoro in Italia.

Giovanna Visco

                                                                              

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