Al vertice euroasiatico SCO grande attenzione allo sviluppo logistico della regione

Mentre il mondo occidentale si dibatte nelle strette dell’inflazione e degli effetti perversi delle sanzioni comminate ad altri paesi nel tentativo di imporre politiche egemoniche sempre più difficili da sostenere, quello euroasiatico si sta impegnando a costruire un modello alternativo di relazioni multipolari.

A pochi giorni prima della Assemblea generale Onu, a Samarcanda, città dello Uzbekistan che quest’anno ricopre la presidenza di turno, si è tenuto per la prima volta in presenza dal 2019, il 22° vertice dei Capi di Stato dei paesi della Shangai Cooperation Organization (SCO), la più grande organizzazione regionale multilaterale al mondo.

Istituita nel 2001 per promuovere la sicurezza contro il terrorismo, il separatismo e il traffico di droga nella regione euro-asiatica, la SCO ha esteso il suo orizzonte politico, introducendo tra i suoi obiettivi lo sviluppo economico e le relazioni internazionali con altri organismi, tra cui le Nazioni Unite. Attualmente ne sono paesi membri Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan, che insieme rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale, il 30% del PIL globale e 4 potenze nucleari. In qualità di paesi osservatori, sono affiancati da Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia, mentre Azerbaigian, Armenia, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia sono partner di dialogo.

L’Iran, dopo lunga attesa iniziata nel 2008, nei primi mesi del 2023 diventerà il nono membro del gruppo SCO. A seguito dell’approvazione ufficiale nel vertice dell’anno scorso, a latere di questo ha concluso l’iter di ammissione con la firma del memorandum d’obbligo.  Come sottolineato da alcuni esponenti del governo,  l’imminente ingresso dell’Iran tra gli Stati membri SCO apre una nuova fase di cooperazione regionale, economica, commerciale, logistica ed energetica, che rafforza le politiche di vicinato, la convergenza regionale e il multilateralismo.   

Parallelamente, a giugno scorso l’Iran ha anche avanzato la richiesta ufficiale di ingresso nell’organizzazione intergovernativa BRICS. Al di là delle implicazioni pratiche, il cambiamento della politica estera iraniana assume grande valenza simbolica, rompendo un lungo isolamento di circa 40 anni, determinato da pesanti sanzioni occidentali. Nuove alleanze e nuovi modelli multilaterali portano l’Iran verso l’Asia e il Medio Oriente, che contrappesano l’arenamento delle trattative sulla ridefinizione dell’Accordo sul nucleare iraniano (JCPOA), da cui  nel 2018 il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si era unilateralmente ritirato su pressione israeliana, imponendo contestualmente contro l’Iran forti misure restrittive e sanzioni secondarie. Mesi di colloqui tra l’Iran e la nuova amministrazione Biden non hanno portato a risultati positivi, nonostante la volontà iraniana di frenare il suo programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni, e la posizione della maggioranza degli Stati all’Assemblea delle Nazioni Unite espressa nel 2020, contraria alla strategia delle sanzioni per disciplinare l’Iran.

Da fonte Al Jazeera, nell’incontro a margine del vertice SCO con il presidente russo Vladimir Putin, il  presidente iraniano  Ebrahim Raisi ha sottolineato che “le relazioni tra paesi sanzionati dagli Stati Uniti come Iran e Russia e altri paesi possono far superare molti problemi e questioni, rendendoli più forti”, ribadendo che “Gli americani pensano che qualunque paese a cui imporre sanzioni verrà fermato, ma la loro percezione è sbagliata”. Putin da parte sua ha rilevato la crescita delle relazioni positive tra Russia e Iran, e delle posizioni abbastanza simili, coincidenti in molti punti, sulle questioni che riguardano lo sviluppo dei legami interregionali e la collaborazione attiva nell’arena internazionale.

Il vertice SCO è stato anche cornice del primo incontro bilaterale dell’Iran con l’India. Tra le altre cose, Narendra Modi ed Ebrahim Raisi hanno discusso dello sviluppo del porto iraniano di Chabahar sul Golfo di Oman e di Afghanistan, paese con lo status di osservatore SCO. Proprio sull’Afghanistan alla vigilia del vertice il presidente dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, alla presidenza di turno SCO, aveva definito un “obbligo morale” il tendergli una mano, offrendogli modi efficaci per superare crisi di anni, e promuovere crescita socioeconomica e integrazione nei processi di sviluppo regionale e globale. A corroborare tali intendimenti, pochi giorni prima dei lavori di Samarcanda, è stato inaugurato un corridoio intermodale sperimentale che collega la città afghana di Hairatan a Kashgar, città cinese dello Xinjiang, attraversando Uzbekistan e Kirghizistan. Diversamente, gli Stati Uniti pochi giorni fa hanno revocato all’Afghanistan lo status di alleato strategico non membro della Nato.

E proprio la logistica è tra i temi centrali dell’agenda politica di Modi. Subito dopo la conclusione del vertice, ha lanciato il National Logistics Policy (NLP), mirato ad abbassare l’elevato costo logistico del paese e migliorare la competitività delle merci indiane nei mercati interni e di esportazione supportando il PM Gati Shakti National Master Plan per la connettività multimodale, già varato da Modi lo scorso anno.

L’India, che dal 2017 insieme al Pakistan è membro permanente SCO, finora oltre a condividere obiettivi di stabilità e sicurezza regionale, ne aveva incoraggiato la cooperazione in startup, innovazione, scienza, tecnologia e medicina tradizionale. Ma durante il vertice di questo anno Narendra Modi ha soprattutto ricalcato le conseguenze delle crisi energetiche e alimentari causate dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento per la pandemia e la crisi ucraina. Da qui la necessità di sviluppare catene di approvvigionamento regionali affidabili, che lo Shangai Community Organization deve spingere e supportare in ogni modo, anche con il miglioramento della comunicazione regionale e lo sviluppo congiunto dei diritti di transito, con  l’obiettivo prioritario della sicurezza alimentare, che rappresenta una sfida mondiale molto seria.

L’attenzione verso la logistica ha costituito anche il nodo principale dell’incontro a margine tra il presidente della Eurasian Economic Commission (EEC), Mikhail Myasnikovich,  e il Segretario generale della SCO, Zhang Ming. I due si sono confrontati sullo sviluppo di un megaprogetto di trasporto e logistica di collegamento dell’intero territorio eurasiatico. Myasnikovich ha consegnato un elenco di sette progetti in varie fasi di completamento, tutti mirati allo sviluppo del trasporto regionale, al transito doganale e alla digitalizzazione, collegati ai corridoi internazionali est-ovest e nord-sud e alla Belt Road Initiative cinese. Parallelamente, le due organizzazioni hanno espresso la volontà di unire gli sforzi per la transazione in valute nazionali e l’integrazione transfrontaliera dei sistemi di pagamento, il finanziamento commerciale, gli investimenti, e l’interazione tra gli ambienti economici e le nuove generazioni.

Anche nell’incontro a margine di Narendra Modi con Vladimir Putin le catene di approvvigionamento sono state al centro del confronto, insieme alla guerra russo-ucraina. “Abbiamo parlato più volte al telefono delle relazioni bilaterali India-Russia e anche di varie questioni – riportano i media di Modi –  Dovremmo trovare il modo di affrontare i problemi di cibo, sicurezza energetica e fertilizzanti. Voglio ringraziare Russia e Ucraina per averci aiutato a evacuare i nostri studenti dall’Ucraina”.  “Conosco la tua posizione sul conflitto in Ucraina e anche le tue preoccupazioni – gli ha risposto Putin – Vogliamo che tutto questo finisca il prima possibile. Vi terremo aggiornati su ciò che sta accadendo lì”.

Infine, approfondire la cooperazione bilaterale tra India  e Turchia è stato l’argomento trattato da Modi e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel loro incontro bilaterale in ambito SCO.

Tuttavia, nemmeno l’Organizzazione comunitaria di Shangai sfugge alle tensioni di confine e agli scontri in atto nella regione. Quest’anno  il primo ministro armeno Nikol Pashinyan non ha preso parte al vertice di Samarcanda,  a causa delle tensioni sul confine con l’Arzebaigian, che ha scatenato un’offensiva su larga scala a pochi giorni dall’inizio dei lavori del summit. Ma c’è stata anche la buona notizia che per la prima volta dagli scontri nella valle di Galwan del 2020, Nerendra Modi e il presidente cinese  Xi Jinping hanno condiviso lo stesso palco. Anche se tra i due non sono avvenute strette di mano o sorrisi, dopo lo stallo di un anno, l‘incontro è stato preceduto da un importante accordo tra le parti che ha completato il reciproco disimpegno militare nell’avamposto di Hot Springs Gogra Post, nel Ladakh orientale, riportandole al rispetto della linea di controllo effettivo LAC.

La partecipazione di Xi Jinping al vertice SCO è stata occasione del suo primo viaggio all’estero dalla pandemia di due anni fa, a poche settimane dalla scadenza del suo secondo mandato e dal consolidamento senza precedenti del suo terzo mandato, che sarà discusso nel 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC) a partire dal 16 ottobre a Pechino. Nel corso degli incontri, Xi ha esortato i membri del gruppo al sostegno reciproco per salvaguardare gli interessi di sicurezza e sviluppo, e  impedire che potenze straniere istighino “rivoluzioni colorate” all’interno degli Stati. Ha anche annunciato che nei prossimi 5 anni la Cina formerà 2.000 unità per le forze dell’ordine dei paesi membri, istituirà una base di addestramento antiterrorismo e ha invitato i paesi membri ad aderire alla Global Security Initiative (GSI), un progetto di ricerca e analisi geopolitica e affari internazionali presentato da Xi lo scorso aprile durante il Boao Forum. Fondato sul principio che nessun paese dovrebbe rafforzare la propria sicurezza a spese degli altri, anche il ministro cinese della Difesa, Wei Fenghe, durante la 19° riunione del Consiglio dei ministri della Difesa degli Stati membri SCO lo scorso agosto ne aveva rimarcato l’importanza. Xi ha anche annunciato aiuti di emergenza ai paesi in via di sviluppo, tra cui 1,5 miliardi di yuan (214 milioni di dollari) di grano.

Il vertice è stato anche occasione del primo incontro bilaterale dall’inizio della guerra russo-ucraina tra Xi e Putin. Entrambi hanno chiesto una riorganizzazione dell’ordine mondiale e da fonte AFP, Xi in seduta plenaria ha evidenziato i tempi maturi per rimodellare il sistema internazionale, “abbandonare i giochi a somma zero e la politica di blocco”, e “lavorare insieme per promuovere lo sviluppo dell’ordine internazionale in una direzione più giusta e razionale”.

Da parte sua, Putin ha apprezzato la crescente influenza dei paesi al di fuori dell’Occidente, che chiude la porta agli “strumenti di protezionismo, alle sanzioni illegali e all’egoismo economico”, sottolineando quanto il ruolo crescente di nuovi centri di potere che cooperano tra loro, stia diventando sempre più chiaro.

Indubbiamente, ad essere chiaro è la crescita della sfera di influenza SCO sul piano regionale e internazionale, che recentemente ha visto l’Egitto firmare il memorandum d’intesa per la sua adesione a partner di dialogo, mentre Qatar e Arabia Saudita lo stanno valutando.

La  Bielorussia, invece, durante il summit di Samarcanda ha firmato i documenti per l’avvio della sua adesione a paese membro. Il suo presidente, Aleksandr Lukashenko, a margine dei lavori, ha avuto un incontro bilaterale con il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif.  Tra i due paesi esiste da tempo un buon interscambio, che vanta oltre 80 accordi firmati, partenariati e meccanismi istituzionali di vario tipo.

Oltre alla logistica delle merci, la SCO è sempre più anche una piattaforma di consenso regionale sulle questioni di sicurezza delle informazioni, sovranità informatica e Internet, favorendo la penetrazione delle infrastrutture tecnologiche cinesi nell’Asia centrale e della visione cinese di civiltà digitale, che avvantaggia “le persone di tutti i paesi promuovendo la costruzione di una comunità con un futuro condiviso dell’umanità”. Ciò ha portato a un controbilanciamento  dell’India con l’adesione al Quad (Quadilateral SecurityDialogue), alleanza formata da Australia, Giappone, India e Stati Uniti, che coinvolge la sicurezza informatica, software e catene di approvvigionamento.

In tale partita, il Pakistan ha offerto ai membri SCO risorse e mercati per il rilancio della economia digitale, e ha concordato la crescita di cooperazione tra il suo ministero dell’informatica e il segretariato della SCO.

                                                                                          Giovanna Visco

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