Invito alla lettura: “Il movimento del mondo” di Parag Khanna

Molti addetti ai lavori conoscono Parag Khanna, studioso e autore di diversi saggi che hanno stimolato idee e iniziative importanti.

Il suo ultimo libro, Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino della umanità, pubblicato in Italia da Fazi Editore, è stato al centro di un incontro organizzato da Limes Club Trieste, intitolato Trieste – Duisburg Port Forum.

Gli argomenti trattati dal saggio hanno ispirato una ampia riflessione, partecipata oltre che dall’autore, da Zeno D’Agostino, Erich Staake, Jens Peder Nielsen e Stefano Visintin, nella quale tema portante è stato il futuro della logistica, partendo da alcuni spunti offerti alla discussione da Khanna, durante la sua esposizione del libro, che tratta della filosofia della mobilità contemporanea, tracciando il pensiero di un mondo in cui tutto si muoverà sempre di più.

Come esposto dal prof. Khanna, il movimento vorticoso di persone e merci trova il suo punto di incontro nella geografia, attraverso quattro dimensioni principali: tecnologia, ambiente, politica ed economia. Attualmente queste dimensioni appaiono disallineate tra loro, ma sarà proprio il movimento delle persone a riallinearle, animato da circa 4 miliardi di giovani che stanno ridisegnando la mappa umana futura.

La comprensione di questa dinamica evolutiva permette a sua volta di capire dove portare le merci. In altre parole, il volume demografico indica il potere dei luoghi attraenti e all’opposto quelli in declino, attestandosi come indicatore fondamentale per comprendere le direzioni dei flussi delle merci. In tale contesto, i  punti di interscambio diventano veri e propri strumenti di potere, in cui si sviluppa la sfida della cooperazione multipolare, da cui non uscirà un unico vincitore. In questo senso, secondo Khanna, l’Italia sta giocando bene le sue carte, ponendosi come centro logistico globale con la Cina/Far East e l’Europa.

Nonostante la situazione attuale sia caotica, è già possibile individuare alcuni pattern (modelli) che permettono di prevedere, senza troppe difficoltà, dove i giovani vorranno vivere, scegliendo luoghi con alcune caratteristiche basilari, tra cui rispetto per l’ambiente, lavoro di buona qualità, servizi, tasse contenute.

Zeno D’Agostino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale, che ha sponsorizzato l’incontro, ha indicato nel cambiamento climatico la ragione che sta spingendo il mondo  all’ebollizione, ponendosi l’interrogativo se tale movimento condurrà al caos o all’evoluzione. Tutto dipende, secondo D‘Agostino, dal ruolo pubblico, che deve svolgere l’importante compito di portare la collettività da una situazione di caos a una di evoluzione. “Occorrono strumenti giusti per analizzare ciò che sta avvenendo, ed alleanze globali che conducano a situazioni di razionalità” ha sottolineato. Chi è colpito dal cambiamento climatico non necessariamente subisce le conseguenze peggiori, ci sono esempi, come Singapore, che è riuscita ad uscire da una situazione molto difficile dimostrando che la capacità innovativa fa la differenza.

Tutto questo, rapportato ai porti, indica la necessità di riconsiderarli con un paradigma completamente nuovo, che dia risalto al loro ruolo di hub tecnologici, e ponga  il mare come tema fondamentale, considerando il porto cerniera tra il presente, che è il vivere sulla terraferma, e il futuro, che comporterà la colonizzazione del mare.

Erich Staake Amministratore Delegato del CdA della DuisburgerHafen AG – Duisport, entrata recentemente con la quota del 15% nel CdA di Interporto di Trieste, ha sottolineato l’importanza della capacità di reinventarsi di fronte ai grandi mutamenti. “Oggi Duisport è un porto centrale e fondamentale, ma 23 anni fa aveva perso oltre il 50% dei traffici per la delocalizzazione dell’industria pesante” ha raccontato. “Ci siamo reinventati come società di logistica”, partendo dalla gestione del porto, che ha permesso di “pensare e operare all’interno di reti internazionali”, con un movimento in due direzioni. Una è quella geografica, con la diversificazione dei traffici via terra attraverso diversi corridoi, che ha emancipato il porto dalla forte dipendenza da Rotterdam e Amburgo. Nel 2011 Duisport ha inaugurato il primo ponte ferroviario con la Russia, esteso poi alla Cina, anticipando la BRI di qualche anno, arrivando fino ad oggi, in cui movimenta con la Cina 60-70 treni alla settimana. L’altra direzione intrapresa è stata lo sviluppo di servizi logistici, sviluppando una rete che ha introdotto una nuova filosofia, che li ha ben ricompensati, visto che Duisport è uno dei porti che crescono di più. Riguardo lo sviluppo della via della seta marittima, il Mediterraneo ha un ruolo fondamentale, che ha reso naturale la scelta di venire a Trieste.

“Il nostro focus è sull’Europa e sulla nuova via della seta, dove cerchiamo di sviluppare un ruolo attivo, cooperando con società cinesi e investendo sulle rotte che attraversano la Russia e arrivano in Cina. Staake è convinto che questo sarà il secolo degli asiatici, con “trend di sviluppo incredibili”; ciò significa che il ruolo attivo delle imprese europee deve essere sostenuto da tutto il continente, per impedire che esso sia dimenticato.

Jens Peder Nielsen Amministratore Delegato e componente del CdA Samer Seaports & Terminals controllato da DFDS, che opera nel molo V del porto di Trieste, ha sottolineato che  l’aspirazione di DFDS è da sempre quella di muoversi e crescere insieme: “creare un ecosistema attraente per le persone è una nostra mission” ha spiegato.

Nel futuro il movimento delle persone sarà inevitabile, e la logistica deve necessariamente guardare dove vanno i giovani. Si è poi soffermato sulla importanza della capacità di attrazione delle imprese per generare il flusso di ingresso dei talenti. Capacità di attrazione che spiega la presenza di DFDS a Trieste, che è un porto strategico per due fattori principali: la sua collocazione geografica e  la capacità di offrire servizi di interconnessione via terra. Trieste è un punto di ingresso verso l’Europa: “più della metà delle nostre merci vanno in Germania e il resto in Europa”. A questo si aggiunge lo status di porto franco internazionale e l’intermodalità ferroviaria, che consente a DFDS di consolidare 50 treni in entrata e 50 in uscita alla settimana, con un trend di crescita del 39% per numero di treni e del 50% per i collegamenti, abbattendo il 77% di CO2.

Stefano Visentin presidente della Associazione Spedizionieri del porto di Trieste, evidenziando che demograficamente Trieste è scesa sotto i 200mila abitanti, si è chiesto se disporre di acqua potabile alpina, clima buono, buoni servizi e welfare sia sufficiente a fare una località di valore.  Guardando al passato, il multiculturalismo di tanti cittadini di nazionalità differenti che ha creato Trieste, è il valore da riprendere e  preservare per il futuro.

Finchè si trasporteranno merci, che nemmeno la produzione 3D può eliminare avendo necessità delle materie prime, ci sarà bisogno di porti sempre più specializzati, che guideranno da terra le navi, grazie alle interconnessioni terrestri. Questo, secondo Visentin, sarà sufficiente ad attrarre giovani, che vogliono stabilità, tasse basse, affitti convenienti, servizi buoni. L’insieme di ciò che essi desiderano è molto simile all’ecosistema portuale, e le persone sono mobili come la logistica. Con tali punti di contatto, “dobbiamo muoverci anche noi, nella cornice creata dalla Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale, per essere competitivi e vincere questa sfida”.

                                                                                                   Giovanna Visco

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