Dal 1 dicembre 2020 per la prima volta in assoluto l’Italia presiede il G20, il forum dei capi di Stato e governo, ministri delle finanze e governatori delle banche centrali dei 19 paesi più industrializzati del mondo e dell’Unione Europea. Fondato nel 1999 in risposta alle crisi finanziarie, il G20 rappresenta il 60% della popolazione mondiale, oltre l’80% del pil globale e il 75% degli scambi internazionali.
La presidenza italiana, che come da protocollo durerà 1 anno, intende sviluppare un programma articolato su people, planet e prosperity, che avrà il suo momento di sintesi il 30 e 31 ottobre a Roma, con il vertice presieduto dal presidente del consiglio italiano. Vi parteciperanno i paesi membri, quelli invitati, i rappresentanti delle principali organizzazioni internazionali e regionali e i ministri dell’economia.
Il G20, come altri organismi, è uno dei principali riferimenti contemporanei in cui si sviluppano azioni in un’ottica multilaterale, da cui nascono politiche importanti, che danno direzione alle economie nazionali in un contesto fortemente interdipendente a livello globale.
La presidenza italiana coincide con una fase molto ardua, pregna di questioni vitali come la pandemia, il cambiamento climatico e la digitalizzazione, al centro di tutte le agende politiche ed economiche internazionali, di qualsiasi livello. Ma allo stesso tempo, è una presidenza iniziata in un clima di instabilità politica interna, in un paese già di per sé culturalmente poco attento all’internazionalità, che rischia di far cadere nell’indifferenza pubblica questo consesso, che invece è di grande impatto sulla vita economica e sociale di tutti.
Nel recente Forum di Davos, il G20 è stato citato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, per sostenere la cooperazione internazionale sui vaccini e una loro equa distribuzione, e per lavorare sulla ripresa economica nell’interesse generale di tutti. Questo alza le aspettative sul ruolo della presidenza italiana G20, che richiede, come osservato da Merkel, la massima concentrazione degli sforzi, anche per ancorare regole globali sulla concorrenza ed impedire l’emergere di monopoli mondiali.
È in questo clima che si inserisce il Business Twenty (B20), il summit in ambito G20 delle imprese e delle loro associazioni, nato nel 2010 con l’obiettivo di formulare indicazioni e raccomandazioni alle politiche dei governi. Con la presidenza italiana, quest’anno il B20 Italy è sotto la regia di Confindustria, che ha costituito 8 task force, ognuna composta da circa 100 delegati, di cui circa il 25% italiani selezionati tra le candidature pervenute on line a Confindustria, coordinata e guidata da una figura apicale di importanti realtà imprenditoriali nazionali:
Commercio e investimenti guidata da Barbara Beltrame Giacomello, della siderurgica AFV Beltrame Group e vicepresidente Confindustria per l’internazionalizzazione; Efficienza energia e risorse, guidata da Francesco Starace, Ad di Enel; Integrità e conformità, guidata da Patrizia Grieco, presidente Banca Monte Paschi Siena; Lavoro e istruzione, guidata da Gianpietro Benedetti, presidente e ceo della multinazionale di impianti siderurgici Danieli; Trasformazione digitale, guidata da Maximo Ibarra, ceo di Sky Italia; Finanza e infrastrutture guidata da Carlo Messina, ceo Intesa San Paolo; Scienze della salute e della vita, guidata da Sergio Dompè, presidente del gruppo biofarmaceutico Dompè; Sostenibilità e emergenze globali, guidata da Claudio Descalzi, Ad di Eni.
Complessivamente, il B20 Italy, abbracciando oltre 6,5 milioni di imprese, coinvolge più di 1.000 delegati titolari dei paesi G20, tra cui i vertici delle principali multinazionali, e circa 3.000 partecipanti in rappresentanza delle comunità imprenditoriali.
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha sottolineato che l’incipit che sarà dato dal mondo delle imprese al G20 sarà quello di dare impulso a una ripresa immediata e di avviare un piano lungimirante per rimodellare il futuro delle nostre economie e delle nostre società. Ha nominato Emma Mercegaglia presidente del B20 Italy, che si è già riunito su piattaforma virtuale il 21 e 22 gennaio, inaugurando l’inception (inizio) meeting.
Novità rilevante di carattere internazionale della conduzione italiana, è il coinvolgimento ufficiale dello shipping, che per la prima volta entra nel B20, rappresentato dalla Confederazione Italiana Armatori aderente a Confindustria, Confitarma, e da ICS, International Chamber of Shipping, associazione internazionale indipendente e senza scopo di lucro, con sede a Londra, che rappresenta l’80% della flotta mercantile mondiale, composta da navi portarinfuse secche, petroliere, chimichiere, gasiere, portacontainer, general cargo, navi di supporto offshore e passeggeri.
Il B20 Italy ha anche inserito ICS tra i network partner, per approfondimenti e partnership con organizzazioni e associazioni internazionali, confermando l’attenzione di Confindustria verso lo shipping, che con la nuova presidenza Bonomi ha costituito una delega per l’Economia del Mare, assegnata al Vice presidente Natale Mazzuca, proveniente dal settore dell’edilizia pubblica e privata.
“Non potevamo perdere l’occasione della presidenza italiana del G20 e delle iniziative B20 guidate dalla task force di Confindustria, per mettere il mare al centro della ripresa di un’economia blu sostenibile” ha commentato Mario Mattioli, presidente di Confitarma, che con ICS parteciperà ai lavori delle task force: Commercio e investimenti, Efficienza di energia e risorse, Finanziamenti e infrastrutture.
Esben Poulsson, presidente di ICS, ha invece rimarcato che “L’esigenza di dare alla navigazione marittima un posto tra le imprese internazionali non è mai stata così chiara. Lo shipping è il collegamento vitale nella consegna di cibo, medicinali e altre merci vitali in tutto il mondo. Siamo ansiosi di trovare una soluzione per l’industria in termini di norme commerciali e di transizione equa verso un’industria a emissioni zero”.
L’inclusione dello shipping nel gotha economico del pianeta è una opportunità di ulteriore slancio alla sollecitazione ai governi nazionali di designare la gente di mare quali key workers (lavoratori essenziali) e di inserirli nelle liste prioritarie per le vaccinazioni anti Covid-19.
Una richiesta accolta dall’Italia che recentemente ha comunicato all’International Maritime Organization (IMO), istituto specializzato delle Nazioni Unite, di aver accolto i marittimi tra i key workers, dopo aver inserito i trasporti marittimi tra i servizi necessari ed essenziali, con il Decreto del 22 marzo 2020. Tale decisione, sollecitata ed apprezzata da Confitarma, faciliterà gli iter di avvicendamento degli equipaggi bordo delle navi, e ora se ne attende il completamento con l’inserimento dei marittimi nella somministrazione prioritaria dei vaccini.
La questione delle vaccinazioni è strettamente connessa alla specialità della navigazione: una nave media in genere ha un mix di equipaggio composto da almeno tre nazionalità, che in taluni casi può arrivare fino a trenta. Ciò rende impraticabile un approccio ai vaccini per nazionalità, che è il modello attuale di distribuzione del vaccino. Diventano quindi vitali per il mantenimento del commercio globale sia l’accesso prioritario ai vaccini per tutti i marittimi, e sia protocolli chiari di rilascio del “passaporto vaccinale“, coerenti con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nonostante finalmente siano iniziati, tra mille difficoltà, i cambi di equipaggio bloccati per mesi, sono ancora centinaia di migliaia di marittimi che senza poter sbarcare e ricongiungersi con le loro famiglie a causa delle restrizioni legate al COVID-19, ancora sono a bordo delle navi ben oltre la durata prevista dal loro contratto, con punte di presenza continuata in mare da quasi due anni.
Una situazione che richiede l’intervento immediato dei governi, anche alla luce dell’introduzione a livello globale di restrizioni ancor più rigorose per la diffusione di nuove varianti della Sars Cov-2 in Brasile, Sud Africa e Regno Unito, che rischiano di far aumentare ulteriormente il numero dei marittimi bloccati.
Un grave problema che si ripercuote sulla sicurezza della navigazione, per il surplus di fatica e stress della gente di mare imbarcata oltre i limiti massimi e per le maggiori difficoltà di accesso alle cure mediche. ICS ha sottolineato che occorre evitare il ripetersi degli errori commessi nel 2020, ed impedire le violazioni dei diritti dei marittimi da parte dei governi che non si sono conformati alle disposizioni della Convenzione sul lavoro marittimo durante la pandemia COVID-19, messi in luce dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Marittimi sani e vaccinati sono fondamentali per i rifornimenti di tutti i paesi, a partire dalle forniture di siringhe e dispositivi necessari ai vaccini contro il Covid-19.
Altre questioni che ICS intende porre al B20 Italy riguardano la necessità di rimuovere il protezionismo commerciale nelle economie marittime, su cui presenterà uno studio di impatto dell’Università di Harvard, e la decarbonizzazione del settore marittimo, qualcosa che ICS definisce quarta rivoluzione di propulsione.
Su questi temi non mancherà certo la discussione, anche alla luce dei problemi emersi con la pandemia, tra cui la crescita fuori controllo dei noli, particolarmente nel trasporto container, legato alla crisi delle disponibilità di box vuoti e alle cancellazioni di scali e viaggi di linea che, in un momento tanto critico, sta danneggiando il commercio internazionale e le imprese in tutto il mondo, ma non i bilanci delle compagnie, che hanno così potuto chiudere brillantemente i loro bilanci 2020.
L’altro tema spinoso riguarda le emissioni di gas serra prodotte dalle navi. Il Parlamento Europeo a riguardo nel 2020 ha chiesto misure più severe per ridurle, tanto più che il trasporto marittimo è l’unico settore UE privo di impegni specifici. Ha, quindi, approvato l’inclusione delle emissioni di CO2 del settore nel sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE. Il trasporto marittimo emette quantità significative di emissioni di GHG (gas serra), stimate intorno al 2-3% delle emissioni globali, superando quelle prodotte da un qualsiasi Stato membro UE.
Al momento il settore sta riducendo le emissioni con offerte di prodotti e servizi spontanei, soprattutto nel trasporto marittimo container e traghetti, in cui anche molti utilizzatori chiedono maggiore sostenibilità ambientale. A fine novembre 2020, nel corso della riunione virtuale del Comitato per la Protezione dell’Ambiente Marino (MEPC) in seno all’IMO, l’industria dello shipping, tra cui World Shipping Council (WSC), BIMCO e Intertanko, ha chiesto l’istituzione di un fondo di ricerca e sviluppo da 5 miliardi di dollari, finanziato per 10 anni con un prelievo di 2 dollari per tonnellata metrica di carburante consumato dalle compagnie di navigazione. Lo scopo è di accelerare l’innovazione tecnologica con obiettivo zero emissioni di carbonio entro il 2050, orizzonte fissato dall’IMO per ridurre le emissioni totali delle spedizioni internazionali di almeno il 50% rispetto ai livelli del 2008. Il fondo sarebbe supervisionato da un nuovo organismo apposito, l’International Maritime Research and Development Board (IMRB), operativo entro il 2023 e di durata a termine prima del 2050. La discussione sulla richiesta riprenderà a giugno prossimo, e dovrà redimere alcune questioni sollevate dagli Stati membri IMO, su governance e supervisione.
Ma molti, a partire da clienti e consumatori, ritengono questa via insufficiente e, soprattutto, di così lontano orizzonte temporale da disincentivare la materializzazione di soluzioni di de-carbonizzazione, in particolare delle navi rinfuse secche e liquide. C’è anche chi ritiene che l’IMO debba piuttosto concentrarsi subito su una misura completa che stabilisca il prezzo del carbonio emesso.
Intanto, l’incertezza tecnologica sulla futura alimentazione delle navi, sta complicando le pianificazioni della capacità strategica dei vettori. Le linee marittime container stanno ritirando gli ordini di nuove navi, proprio in un momento in cui l’utilizzo degli spazi sulle navi è al massimo sulle principali direttrici Est-Ovest, allontanando così anche la prospettiva che si crei una sovraccapacità, che calmierebbe in prospettiva il surriscaldato mercato dei noli.
Giovanna Visco
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